Schede primarie

Agricoltura: risultati in crescita da una PAC piu' verde

21 Settembre 2015

(Da www.euractiv.it)

Per molti agricoltori europei è ancora un'incognita. Per gli ambientalisti, già una promessa mancata. Gli accademici non risparmiano le critiche. Il "greening" dei pagamenti diretti, elemento cruciale dell'ultima riforma della politica agricola comune, è entrato pienamente in vigore all'inizio dell'anno ma non smette di far discutere.

All'orizzonte, c'è la proposta per la "semplificazione" della riforma, e del greening, annunciata dal commissario Phil Hogan per la fine dell'anno. In gioco, c'è la continuità di un processo che ha visto la PAC degli ultimi decenni evolvere come una convergenza di interessi tra la parte agricola e la dimensione ambientale.

Successi e timori

Gli agricoltori sono alle prese con il primo anno di applicazione del greening, cioè delle tre pratiche agronomiche del greening -- diversificazione delle colture,mantenimento dei prati permanenti esistenti e utilizzo del 5% della superficie aziendale per aree a interesse ecologico -- che la riforma della PAC ha reso obbligatorie per accedere agli aiuti diretti dell'Ue.

Tra i più attivi nel monitoraggio delle misure c'è la DBV, il sindacato degli agricoltori tedeschi. "Stiamo applicando il greening con successo", raccontano dall'ufficio di Bruxelles dell'organizzazione.

Le prime stime parlano di aree a interesse ecologico su "1,23 milioni di ettari di terreni coltivabili" in Germania, su un totale di poco meno di 17 milioni di ettari.

Dal punto di vista della DBV, la chiave del risultato è stata la "flessibilità" delle misure. "I numeri ci stanno dando ragione", ha esultato il presidente della DBV Joachim Rukwied, perché "abbiamo sempre sostenuto pratiche "verdi" ma orientate alla produzione – prosegue – che possono essere adattate alle esigenze e alle specificità regionali delle aziende grazie ad un ampio spettro di misure".

Anche in Spagna il greening non preoccupa. "Come concepito dalla prima bozza legislativa della Commissione sarebbe stato impossibile da mettere in pratica, ma la sua versione finale lo rende applicabile sulla maggior parte del territorio nazionale", spiega Ignacio Lopez dell'organizzazione dei giovani agricoltori iberici ASAJA. Che aggiunge: "Certo, il nuovo sistema richiede un cambiamento di mentalità e qualche preoccupazione per gli agricoltori resta perché è il primo anno di attuazione e si possono fare errori".

Se non rispetta i requisiti del greening l'agricoltore può subire sia una riduzione dell'aiuto fino al 30% (la quota "verde" sul totale dell'aiuto) e una sanzione, anche se questa è stata sospesa per il 2015 e il 2016, per dare gradualità all'entrata in vigore del sistema.

Ma il timore di perdere il 30% dei pagamenti resta. Solo qualche mese fa le organizzazioni agricole italiane riunite nella sigla Agrinsieme, scendevano in piazza anche per chiedere al governo nazionale e all'Ue "massima flessibilità e tolleranza" per i casi di mancata conformità al greening, almeno per il 2015.

Quello della "proporzionalità delle sanzioni" è il tema ricorrente delle posizioni della gran parte delle associazioni di categoria europee.

Dalla rappresentanza a Bruxelles del KRIR, il consiglio nazionale delle camere agricole della Polonia, oltre a sottolineare difficoltà tecniche sulle aree a interesse ecologico e a denunciare l'onerosità dei controlli, si stigmatizza il fatto che "anche una violazione minore nel greening può portare a pene molto severe e sproporzionate".

Un gruppo di organizzazioni che comprendono la DBV, la britannica National Farmers Union e altre sei sigle sindacali dell'Europa del Nord hanno presentato una piattaforma comune di richieste per la semplificazione della PAC in cui la "proporzionalità delle sanzioni" è una dei fattori chiave, insieme alla revisione di alcuni elementi della diversificazione delle colture euna serie di proposte per alleggerire gli oneri burocratici dell'applicazione del greening.

Tutti segnali alla Commissione, da cui ci si attende una bozza legislativa sulla semplificazione, nel quadro delle azioni per una "migliore regolamentazione" (better regulation) priorità della Commissione Juncker. La presentazione della proposta è prevista per la fine dell'anno.

Semplificazione

Dove le organizzazioni agricole vedono semplificazione, flessibilità e proporzionalità, quelle ambientaliste indicano rischi concreti. L'opinione diffusa è che il greening della politica agricola comune sia una promessa mancata, "annacquato" nel negoziato sulla riforma.

"In nome della flessibilità e della sussidiarietà, gli Stati membri hanno già chiesto deroghe ed esenzioni, che hanno portato a una politica difficile da mettere in pratica – ha detto

Angelo Caserta di BirdLife Europe e European Environmental Bureau

– ora gli stessi che hanno creato questa complessità chiedono semplificazione, prima ancora che politiche siano state attuate.

Ci si chiede se queste richieste siano fatte in buona fede o se il vero obiettivo non sia quello di smantellare quel poco di verde che è rimasto nella PAC.

All'indomani dell'annuncio del commissario Hogan di un'iniziativa legislativa per alleggerire la Pac dal punto di vista della burocrazia, esperti alla

Arc2020

,piattaforma multi-stakeholder di oltre 150 reti associazioni europee impegnate in una riforma "dal basso" della politica agricola comune, titolava "La grande truffa della semplificazione".

Anche se con toni meno accesi, analoghi timori sono quelli del Gruppo di Bruges, compagine di una trentina di opinion leader che dal 1995 anima il dibattito sull'Europa rurale. In passato vi ha fatto parte anche l'ex commissario all'agricoltura Dacian Ciolos, principale artefice della riforma.

"Il greening da un lato è troppo complesso, dall'altro non incentiva abbastanza i pionieri" di un nuovo rapporto tra agricoltura e ambiente, dice il segretario dell'associazione Bart Soldaat. 

Quando, nel 2017, si valuterà l'efficacia delle aree a interesse ecologico "Temiamo che la DG Agri condurrà una valutazione esclusivamente sotto il profilo degli oneri amministrativi, data la forte pressione esercitata per una maggiore semplificazione, e non degli indicatori ambientali".

La rottura di un fronte

E pensare che, nella mente dei legislatori europei, il greening che oggi continua a dividere doveva essere invece il sigillo dell'alleanza tra agricoltori e ambientalisti. La ragion d'essere della spesa pubblica della PAC, che conta pur sempre per un terzo del bilancio Ue, in cui in cambio del sostegno finanziario europeo, gli agricoltori si impegnano a fornire "beni pubblici" ambientali. Si tratta di una visione che ha animato per decenni l'evoluzione della Pac. Una visione che oggi sembra essere andata in frantumi.

"La percezione è che per un lungo periodo, a partire dalla metà degli anni '90, vi sia stato un processo graduale di avvicinamento tra l'agricoltura e gli interessi ambientali", è l'analisi di

Allan Buckwell

, studioso di esperienza trentennale in fatto di politiche agricole europee e non solo.

"Ognuno riconosceva di aver bisogno dell'altro. Tutto questo processo è sembrato regredire durante l'ultimo processo di riforma" .

In attesa dei risultati

Aldilà della contesa politica, restano però aperte molte questioni sul greening. Prima fra tutte la sua efficacia in termini di benefici ambientali.

La Commissione sta per pubblicare uno studio sui benefici della misura meno controversa del greening, il mantenimento dei prati permanenti, sul sequestro di carbonio. Una prima valutazione delle aree a interesse ecologico è prevista nel 2017. Se funzionano, dovrebbero passare dal 5 al 7% della superficie aziendale. La diversificazione colturale solleva molti dubbi.

Il "suggerimento per l'agenda della semplificazione" che viene dal professor Alan Matthews, docente di politica agricola europea al Trinity College a Dublino, è di "rottamare il requisito della diversificazione delle colture", e utilizzare il denaro risparmiato (circa 6 miliardi di euro per il solo 2015) per promuovere azioni ambientali più sensate.

In undocumentato blog post, il professor Matthews conclude che le superfici che saranno interessate dalla diversificazione finiranno per essere talmente piccole da avere benefici trascurabili per l'ambiente. E questo non perché la misura sia stata "annacquata" durante il negoziato, ma per i suoi limiti intrinseci, aggravati da "un sistema di controlli complesso e impenetrabile per gli agricoltori".

Contesto: cos'è il greening, il pagamento "verde"

Il greening dei pagamenti diretti deciso con la nuova della PAC vincola il 30% degli aiuti che Bruxelles corrisponde agli agricoltori alla messa in opera di tre pratiche agronomiche vantaggiose per l'ambiente: diversificazione delle colture, mantenimento dei prati permanenti (foraggere e pascoli) esistenti e utilizzo del 5% della superficie aziendale per aree a interesse ecologico. Quest'ultima definizione comprende tutta una serie di altri elementi, come la presenza di alberi, terreni a riposo, fasce di vegetazione nei margini dei campi e così via. Anche le colture intercalari (quella che si fa tra due colture o nelle pause tra una semina e l'altra) o "azotofissatrici", come la soia, possono diventare aree di interesse ecologico grazie a determinati coefficienti di conversione la cui negoziazione è stata lunga. Così, a titolo di esempio, un ettaro a fave vale per l'Ue 0,7 ettari di area a interesse ecologico. E poi ci sono le "pratiche equivalenti", come per esempio la rotazione in luogo della diversificazione, scelte dagli Stati.

Tutti questi fattori eterogenei devono arrivare a coprire almeno il 5% della superficie aziendale. Dalla pretesa "universalità" (tre misure "semplici" e uguali per tutti in tutta l'Ue) della prima proposta della Commissione, il negoziato per la riforma ha visto l'ampliamento e, in alcuni casi, l'inserimento di esenzioni, eccezioni e distinguo che hanno fatto crescere il greening in complessità. Anche per questo motivo la sua entrata in vigore è arrivata un anno dopo rispetto al resto della riforma. Se non rispetta i requisiti del greening l'agricoltore rischia di perdere fino al 30% dell'aiuto e una sanzione amministrativa. Per consentire un'entrata in vigore graduale delle nuove regole, non sarà imposta alcuna sanzione nel 2015 e il 2016, mentre il suo ammontare massimo sarà pari al 20% del pagamento 'verde' nel 2017 e al 25% dal 2018. Un'azienda non conforme nei primi due anni del nuovo regime l'azienda perderà solo il pagamento 'verde' (30%), mentre dal 2017 in poi sarà anche subire una riduzione degli altri pagamenti diretti. 

Link The CAP towards 2020 – Implementation of the new system of direct payments, MS notifications The Political Economy of the 2014-2020 Common Agricultural Policy – An Imperfect Storm Prospects for CAP Reform after 2020 byAlan Matthews 

Photo credit: swisscan / Foter / CC BY-NC-SA