Agricoltura: zone svantaggiate, un equilibrio difficile
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(Da www.euractiv.it)
C'è un'agricoltura che è più difficile delle altre, ma fondamentale dal punto di vista sociale. E' l'agricoltura nelle zone montane, che l'Ue annovera tra le "aree svantaggiate". Ma nelle aree montane, “svantaggiato” non è sinonimo di “marginale”. Al contrario, qui l'agricoltura è "centrale". E questo vale per tutti paesi europei, dall’Austria alla Spagna.
"La montagna si mantiene viva solo con l'agricoltura, si conserva integra nei suoi connotati paesaggistici solo se, possibilmente, ogni maso di montagna è abitato da una famiglia contadina, se i prati vengono sfalciati… qui, dalla vitalità del settore agricolo dipendono tutti gli altri settori economici, il turismo in primis, ma anche l'artigianato".
A parlare è Hubert Ungerer, responsabile del progetto finanziato dall'Ue che ha portato un gruppo di agricoltori dell'Alta Val di Non (in provincia di Bolzano) a organizzarsi a fronte del declino del mercato del latte, con la creazione del marchio "LaugenRind" per la vendita di carni fresche e prodotti gourmet. Organizzarsi è fondamentale per gli agricoltori delle vette. Le condizioni climatiche e pedologiche accorciano i cicli vegetativi, i costi del lavoro sono più alti, le pendenze da un lato rendono più complicato l'utilizzo di macchinari e dall'altro richiedono una spesa più alta per l’acquisto di quelli specifici.
Si tratta di aree in cui le aziende sono per lo più di scala microscopica, lontane dai centri logistici della pianura, quindi ad alto rischio abbandono: “aree svantaggiate” a tutti gli effetti. Eppure l'agricoltura di montagna rappresenta il 18% delle aziende agricole, il 15% della superficie agricola utilizzata e il 15% della forza lavoro agricola in Europa. A causa dei vincoli geografici la produttività del lavoro è in media più bassa del 28% nelle zone montane rispetto alle altre zone svantaggiate e del 40% rispetto alla pianura. In altura i seminativi (cereali e altro) e le colture permanenti (alberi da frutto, olivo) lasciano il posto ai prati permanenti e domina l'allevamento: il 60% delle superfici è adibito a pascolo.
Le aree svantaggiate nella Pac e la riforma del 2014
L'Ue riconosce da decenni il valore sociale e ambientale dell'agricoltura nelle aree montane, e la PAC prevede compensazioni per le aziende nei programmi di sviluppo rurale. Le aree montane sono state inserite tra le tre tipologie di aree svantaggiate, che contano qualcosa come 91 milioni di ettari, corrispondenti a circa il 57% del totale delle superfici agricole utilizzate dell'Ue.
Tre le definizioni principali: le zone montane, identificate da parametri oggettivi come altitudine, pendenza e posizione geografica; le aree caratterizzate da svantaggi specifici come fasce costiere e isole; le cosiddette aree intermedie, classificate secondo centinaia di criteri nazionali.
Nel 2003 la Corte dei Conti europea ha denunciato l'arbitrarietà del sistema delle aree intermedie, potenzialmente discriminatorio per gli agricoltori nei diversi Stati europei, anche a causa di una grande variazione negli aiuti erogati (dai 16 euro/ettaro in Spagna agli oltre 200 a Malta). Raccogliendo l'invito della Corte, la Commissione europea ha avviato nel 2005 un processo di revisione della definizione di queste aree, con la partecipazione degli Stati membri, cercando di fissare criteri uguali per tutti.
"La riforma della PAC – spiegano dalla Commissione europea – ha introdotto otto criteri biofisici oggettivi come ad esempio pendenza o qualità del suolo, per individuare aree soggette a vincolo naturale (Areas with Natural Constraints, ndr) lasciando agli Stati membri la flessibilità per impostare altri criteri per una parte limitata al 10% della superficie agricola nazionale".
La riforma offre anche ai vari paesi la possibilità di utilizzare fino al 5% della dotazione nazionale degli aiuti diretti per fornire un pagamento agli agricoltori delle aree soggette a vincoli naturali invece che usare i fondi dello sviluppo rurale.
La Danimarca è l'unico paese ad aver optato per questa soluzione. Anche se non fa parte della riforma in senso stretto, un altro elemento importante è il cosiddetto "pacchetto qualità" (Regolamento 1151/2012) che ha introdotto la possibilità di utilizzare sistemi di etichettatura per valorizzare i prodotti delle aree svantaggiate, come "prodotto dell'agricoltura delle isole" o "prodotto di montagna".
Qualità e organizzazione
"Per i consumatori – sottolineano da Euromontana – la montagna veicola un'immagine di purezza e tradizione, un'identità forte che è un grande mercato potenziale". Euromontana è l'associazione delle zone montane europee e ha dedicato il progetto triennale EuroMarc proprio alla percezione che consumatori e rivenditori al dettaglio hanno circa gli alimenti prodotti in montagna.
Ne risulta che "l'86% dei consumatori intervistati per il progetto sono a favore di un sistema di etichettatura distintivo dei prodotti di montagna".
"La politica agricola europea sta facendo molto – riprende il suo racconto Ungerer – ma si deve insistere ancora di più sulla diversificazione della produzione, l'incentivazione di attività di nicchia, la creazione di nuovi prodotti e servizi, come anche l'agriturismo".
Puntare sulla diversificazione e la qualità, oltre che sull'organizzazione, è proprio quanto ha fatto la cooperativa LaugenRind. Il progetto iniziale risale al 2003, quando grazie a un progetto Leader+, 8 agricoltori hanno sviluppato un programma di qualità per la coltivazione, l'alimentazione e l'allevamento della razza tipica "grigio alpina" per produrre latte. In seguito, si sono riuniti in cooperativa e hanno deciso di estendere il programma ad altre fasi di produzione, in particolare la lavorazione di carne.
Oggi, la coop conta 30 allevatori e 100 bovini che producono sotto il marchio locale di qualità LaugenRind. Gli agricoltori hanno aumentato le loro vendite e ottengono prezzi più elevati di circa il 30% rispetto agli esordi. Inoltre, contribuiscono alla tutela delle razze tradizionali e si sono dati regole rigorose sul benessere degli animali. Nel 2007, la cooperativa è diventata parte dei presidii Slow Food.
L'incognita del fine-quote
Questi agricoltori hanno in qualche modo anticipato i tempi. Ci sono timori condivisi a livello europeo per l'effetto che la fine delle quote latte può avere sull'agricoltura di montagna. Il rischio è l'abbandono della produzione in aree con costi meno competitivi (quali quelle montane) a favore di quelle più forti.
In alcuni paesi uno scenario del genere significherebbe la fine di un'industria intera. "Il latte di montagna rappresenta circa il 10% del latte dell'Ue, ma in Austria, Slovenia e Finlandia rappresenta i due terzi della produzione di latte e interessa i tre quarti dei produttori, e le cifre corrispondenti sono molto rilevanti anche in una decina di altri paesi", si legge nella relazione sul tema del 2013 firmata dall'eurodeputato Herbert Dorfmann, il quale aggiunge che l'effetto della fine delle quote non sarà immediato, ma va osservato nel medio e lungo periodo.
“Ecco perché con i colleghi parlamentari abbiamo chiesto alla Commissione un rapporto su questo aspetto specifico entro il 2017. Le quote erano un sistema di protezione per le produzioni montane perché limitavano la spinta alla concentrazione nelle aree più competitive, senza le quote bisogna che l'attenzione si mantenga alta e che si pensi a possibili soluzioni," Dorfmann ha aggiunto. "Se si dovessero avverare le ipotesi di un'evoluzione in senso negativo del prezzo del latte – è l'opinione di Ungerer – molti dei contadini di montagna si ritroverebbero con un reddito solo e gravemente in crisi; bisogna incentivarli ancora di più a compiere percorsi differenti e a non emulare i loro colleghi della pianura, pensando solo ad aumentare la quantità prodotta".
Link Agenzia Europea dell'Ambiente, 10 messages for 2010 – Mountain ecosystems Rapporto FAO sul ruolo dell'agricoltura di montagna per il mantenimento dei suoli Commissione europea, Peak Performance - New insights into mountain farming in the European Union, Staff working document 16/12/2009
Photo credit: RafalZych / Foter / CC BY-NC