Inquinamento: plenaria, ok ad accordo con Consiglio su impianti medi

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(Da www.euractiv.it)

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Con 623 voti favorevoli, 70 contrari e 12 astensioni passa a Strasburgo il testo di compromesso tra Parlamento Ue e Consiglio sui limiti alle emissioni inquinanti degli impianti di combustione medi.

Il testo proposto nel 2013 dalla Commissione europea intende colmare una lacuna normativa: mentre, infatti, gli impianti di dimensioni più piccole e più grandi sono già coperti da apposite direttive Ue - rispettivamente, la 2009/125 e la 2010/75 - le emissioni inquinanti originate dagli impianti di combustione medi, quelli cioè la cui potenza termica nominale è compresa tra 1 e 50 MW, non sono disciplinate a livello comunitario.

Eppure, tali impianti sono utilizzati per un’ampia gamma di applicazioni: dalla produzione di energia elettrica al riscaldamento e raffreddamento domestico/residenziale, passando per la produzione di calore nei processi industriali, e costituiscono un’importante fonte di emissioni di anidride solforosa, ossidi di azoto e particolato.

La direttiva fissa i valori limite di emissione per alcune sostanze inquinanti, ossia l'anidride solforosa, l'ossido di azoto e le polveri. Rispetto alla proposta iniziale della Commissione, il testo concordato da Pe e Consiglio e approvato in plenaria introduce regimi differenziati per gli impianti di combustione esistenti in base alle loro dimensioni, con l'intento di ridurre i costi per gli impianti più piccoli, pur mantenendo un elevato livello di protezione ambientale.

I limiti saranno applicati agli impianti esistenti di maggiori dimensioni (5-50 MW) a partire dal 2025 e, a partire dal 2030, a quelli più piccoli (1-5 MW). Una proroga dei termini di conformità al 2030 può essere concessa per le reti di riscaldamento a distanza, gli impianti alimentati con biomassa quale combustibile principale, quelli facenti parte di piccoli sistemi isolati (ad esempio sulle isole), gli impianti specifici collegati a un sistema nazionale di trasporto del gas.

Negoziati difficili

Nel dicembre 2013 la Commissione europea aveva sottoposto a Parlamento e Consiglio una proposta ad hoc sul tema nel quadro del programma “aria pulita per l'Europa”. L'accordo fra eurodeputati e ministri dei Ventotto è stato raggiunto però solo un anno e mezzo dopo, il 23 giugno 2015.

“I negoziati con il Consiglio sono stati molto complicati”, ammette il relatore Andrzej Grzyb (Ppe). “Il pacchetto pone limiti ambiziosi: si vuole migliorare la qualità dell'aria, tutelare il funzionamento degli impianti esistenti e gli investimenti. Sono tutelati soprattutto i piccoli impianti, appartenenti a Pmi e società comunali, impanti quindi importanti per scuole, università e ospedali”.

“Il testo finale rappresenta un buon equilibrio tra tutela dell'ambiente, realtà economica e fabbisogno sociale”, conclude il relatore.

“Queste emissioni sono la prima causa di morte in Ue, e la mancanza di questa direttiva causerebbe un gap ingiustificabile nella nostra normativa”, nota il commissario all'Agricoltura Phil Hogan, intervenuto nel corso del dibattito in plenaria a nome del commissario per l'Ambiente Karmenu Vella.

I commenti degli eurodeputati italiani

“L'accordo ci consente di avere una legislazione europea e dei limiti di emissione per un settore che finora non era regolamentato”, dichiara il presidente della commissione Ambiente del Parlamento europeo Giovanni La Via (Ncd). Il testo approvato a Strasburgo modifica la proposta iniziale dell'Esecutivo comunitario, “migliorando le possibilità di attuare realisticamente la direttiva e consentendo di raggiungere l'obiettivo del miglioramento della qualità atmosferica senza però imporre oneri eccessivi alle aziende”.

Fra i punti più importanti del testo, prosegue l'eurodeputato, “l'obbligo per gli stati membri di valutare al necessità di applicare limiti di emissione più severi nelle zone non conformi alle norme di qualità dell'aria dell'Ue, e l'inserimento di una clausola di revisione che consente di verificare nel 2020 i progressi in termini di efficienza energetica degli impianti di combustione”.

“Finalmente dopo tante parole facciamo seguire qualche fatto, finalmente copriamo un clamoroso vuoto normativo”, esordisce in plenaria il relatore ombra del testo, l'eurodeputato Pd Massimo Paolucci. “Oltre 142mila aziende con impianti di combustione tra 1 e 50 MW erano prive di una chiara regolamentazione: parliamo di impianti per la produzione di energia elettrica, riscaldamento, raffreddamento, di anidride solforosa, ossido di azoto, particolato”. L'approvazione del testo rappresenta dunque “un passo avanti importante per contrastare efficacemente l'inquinamento atmosferico, la principale causa di morte in Ue. Non è tutto quello che come S&D avremmo voluto”, ammette l'eurodeputato, “ma sicuramente si tratta di un passo in avanti”.

Direttiva che un altro europarlamentare Pd, Damiano Zoffoli, definisce una “proposta coraggiosa che si propone di ridurre l'inquinamento senza tuttavia imporre oneri eccessivi alle nostre imprese”.

Critico invece l'eurodeputato M5S Piernicola Pedicini: “E' vero che con questa proposta di direttiva si colma un gap legislativo, ma non si può sostituire il vuoto con il niente: non c'è stata nessuna volontà di includere inquinanti particolarmente tossici per la salute umana, come il mercurio o le diossine, ma soprattutto sono state escluse le piattaforme petrolifere offshore e gli impianti alimentati a biomassa, che possono così inquinare senza limiti”.

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