Trasparenza e sostenibilità filiera moda, oggi convegno a Palazzo Strozzi Sacrati
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FIRENZE – Ambiente, sicurezza, lavoro, formazione. Ambiti nei quali tutti gli attori del settore moda regionale sono chiamati al massimo impegno, con trasparenza e sostenibilità. Impegno che si traduce in migliori condizioni di lavoro per gli addetti, garanzia di qualità dei prodotti, ricchezza per i territori e soprattutto nel consolidamento di un settore che per la Toscana rappresenta uno dei pilastri della propria economia. Questi e altri i temi trattati oggi a Palazzo Strozzi Sacrati nel corso del convegno dal titolo ‘La filiera trasparente nella moda'. All'evento, organizzato da Filctem Cgil e Campagna Abiti Puliti, hanno preso parte gli assessori regionali a istruzione e formazione e alle attività produttive, esponenti di Confindustria, Cna e MISE.
Come ha spiegato l'assessore regionale a istruzione e formazione, il settore moda per la Toscana è fondamentale, strategico e pervaso da complessità enormi sotto il profilo della legalità, della sicurezza sui luoghi di lavoro, della lotta a contraffazione e a importazione illegale. Una complessità da affrontare attraverso la costruzione di un sistema, all'interno del quale la correlazione formazione-mondo produttivo rappresenta un punto di enorme importanza. Insieme agli attori del settore moda, ha aggiunto l'assessore, è stato istituito un tavolo per raccordare le esigenze del mondo produttivo, rispetto ai profili e competenze maggiormente richiesti. Gli Its, ad esempio, che si sono rivelati come il miglior segmento del canale formativo in termini di occupazione. Senza poi trascurare gli istituti professionali e altri strumenti come gli interventi sul duale, l'alternanza scuola-lavoro, l'apprendistato di I e III livello. Negli ultimi due anni la Regione ha cercato di mappare il territorio per rafforzare il collegamento imprese-formazione a vari livelli, e cercare di superare il paradosso determinato da un alto tasso di disoccupazione giovanile e imprese che non riescono a trovare professionalità adeguate. Diventa pertanto indispensabile intensificare il dialogo tra mondo formativo ai vari livelli e mondo imprenditoriale, il tavolo è un punto di partenza.
Durante il proprio intervento l'assessore regionale alle attività produttive ha spiegato che la ricerca di qualità ed eccellenza costituisce il modello di riferimento toscano della filiera tessile. Non più tardi di 10-15 anni fa, ha continuato, organizzazioni economiche e politica nazionale sostenevano che questo settore non avrebbe avuto un futuro. Indicavano la necessità di diversificare e cercare altro, la moda era destinata a trasferirsi in territori che, grazie a manodopera a buon prezzo e grande capacità produttiva, avrebbero rapidamente occupato tutti i mercati. Ieri è stato inaugurato Pitti uomo: 6,5 mld di fatturato, 1250 imprese da tutto il mondo, a Firenze, punto di eccellenza della moda mondiale.
Lo stesso assessore ha quindi ricordato che le grandi griffe, se vogliono fare moda possono farlo ovunque, ma solo in Toscana possono farlo nel segno della qualità. Un cambio di paradigma che in 15 anni ha dimostrato come un modello caratterizzato da qualità, legalità, sicurezza sul lavoro e certificazione di tutti i processi, può competere in tutti i mercati o addirittura determinarne spazi difficilmente raggiungibili da altri. Un modello però va tutelato: dall'attenzione all'impatto ambientale dei prodotti alla salubrità e sicurezza degli ambienti di lavoro, dalla equa remunerazione dei lavoratori fino al contrasto allo sfruttamento e alla contraffazione. Con le istituzioni ad accompagnare gli attori, soprattutto le piccole e medie imprese. Quanto più ciò avverrà, ha aggiunto ancora l'assessore, si consolideranno i processi virtuosi e chi sgarra verrà progressivamente escluso.
In Toscana, ha proseguito il titolare della delega alle attività produttive, non si parte da zero. Situazioni drammatiche hanno svelato contesti non completamente conosciuti. Dopo i fatti tragici di Prato, in poche settimane la Toscana ha assunto 76 ispettori e realizzato controlli in 8257 aziende. Nella prima fase la percentuale di infrazioni contestata nell'area metropolitana è stata del 60%; nella seconda fase di controllo questa è scesa al 20%. Un modello che merita di essere esteso anche ad altri settori.
Nel settore della pelletteria, ha concluso l'assessore, la giunta regionale ha approvato un protocollo di intesa che adesso vogliamo firmare e che prevede l'attuazione di modalità omogenee produttive per le varie aziende. L'idea alla base è che da solo nessuno può essere elemento di soluzione, ma che è la responsabilità collettiva, il lavoro di insieme, ciascuno nel proprio ruolo, a determinare quella condizione di trasparenza della filiera, fattore decisivo per la sicurezza della competitività dei prodotti, dei posti di lavoro, della ricchezza.