Schede primarie

Pe: ok emendamento Doha; non passa sicurezza energetica

11 Giugno 2015

(Da www.euractiv.it)

Parlamento europeo

La plenaria del Parlamento europeo dà l'ok al prolungamento del protocollo di Kyoto fino al 2020, con il cosiddetto emendamento di Doha. Non passa invece il rapporto sulla sicurezza energetica dell'Ue.

Emendamento di Doha al protocollo di Kyoto

Passa a larghissima maggioranza, con 584 voti a favore, 59 contrari e 8 astenuti, il rapporto curato dall'eurodeputata Elisabetta Gardini (Fi) per la conclusione dell'emendamento di Doha al protocollo di Kyoto.

La Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC) del 1992 ha cercato di limitare l'aumento della temperatura globale, ma già tre anni dopo è stato chiaro che l'accordo sarebbe stato insufficiente. Così, hanno preso avvio i negoziati per rafforzare la risposta globale al cambiamento climatico, culminati nell'adozione, nel 1997, del protocollo di Kyoto, che richiede l'impegno dei paesi sviluppati per la riduzione delle emissioni inquinanti di almeno il 18% rispetto ai livelli del 1990 entro il 2020.

In seguito al fallimento del vertice sul clima di Copenaghen del 2009, nel corso della conferenza Onu sui cambiamenti climatici tenutasi a Doha nel dicembre 2012 è stato adottato un emendamento al protocollo di Kyoto, che includeva l'introduzione del periodo relativo al "secondo impegno" (2013-2020), con obiettivi altrettanto ambiziosi.

Nel dicembre 2014, a Lima, esperti e parlamentari si sono riuniti per negoziare un testo che possa sostituire il protocollo di Kyoto, le cui conclusioni verranno adottate durante la Conferenza sul clima di Parigi, nel dicembre 2015 (COP21).

Con l'ok della plenaria, si fa un passo avanti in tal senso, definendo “gli obblighi del secondo impegno di Kyoto”, e soprattutto imponendo “agli stati membri le misure necessarie per portare al termine i processi nazionali di ratifica entro il terzo trimestre 2015”, spiega la Gardini.

L'approvazione dell'emendamento da parte del Pe, però, non basta: “E' importante che l'Unione europea utilizzi tutti gli strumenti politici, diplomatici ed economici disponibili affinchè alla Conferenza di Parigi a fine anno si pervenga a un accordo globale”, sottolinea la relatrice. “Come ha concluso il comunicato del G7” del 7 e 8 giugno a Elmau, “la sfida potrà essere vinta solo con un'azione globale. Se anche tutti i paesi del g7 domani eliminassero del tutto le emissioni inquinanti, il problema del cambiamento climatico non sarebbe risolto. I paesi emergenti devono dare il loro contributo”, conclude la Gardini.

Le fa eco il presidente della commissione Ambiente del Pe Giovanni La Via (Ncd), responsabile di un'altra relazione approvata in plenaria, sulla partecipazione dell'Islanda al secondo periodo di impegno nel quadro del protocollo di Kyoto: “L'Unione europea è leader su piano internazionale e politico nella lotta al cambiamento climatico, e in vista di Parigi dobbiamo intensificare gli sforzi per raggiungere un accordo completo, ambizioso e giuridicamente vincolante”.

L'urgenza di un accordo globale è dimostrata dai numeri: affinché l'emendamento di Doha entri in vigore a livello internazionale, infatti, dev'essere ratificato da tre quarti delle parti (ovvero 144 delle 192 parti firmatarie). “Ricordo che nel dicembre 2014, a Lima, l'appello realizzato incoraggiava tutte le 192 parti a ratificare l'emendamento. Al 14 maggio 2015 era stato ratificato da 31 paesi”.

“L'Islanda sta proseguendo in questo percorso, ed è giusto sostenere la ratifica, che potrà contribuire all'attuale dibattito internazionale sulla riduzione delle emissioni a livello globale”, conclude La Via.

Sicurezza energetica

Non passa, invece, il testo curato dall'eurodeputato Ppe Algirdas Saudargas sulla sicurezza energetica dell'Unione europea, che chiedeva di fare di più per accrescere la certezza degli approvvigionamenti, il primo pilastro del pacchetto Unione dell'energia.

Un testo accolto con favore dal commissario Ue per l'Azione per il clima e l'energia Miguel Arias Canete, poiché “mantiene e rafforza un approccio integrato della sicurezza energetica”.  “Se non parliamo con una voce sola, non possiamo garantire la sicurezza energetica dell'Ue”, aveva avvertito il relatore nel corso del dibattito antecedente il voto.

Appello smentito alla prova dei fatti, quando la relazione è stata bocciata dall'Aula di Strasburgo. Un risultato “immensamente deludente”, commenta il vicepresidente della commissione Industria del Pe, il liberale Morten Helveg Petersen, secondo cui “respingere un rapporto di questo peso è molto preoccupante e getta dubbi sulla nostra capacità di andare avanti in modo ambizioso sulle grandi questioni importanti per i cittadini europei”.

L'europarlamentare danese attacca i rappresentanti delle altre famiglie politiche che hanno affossato il testo - euroscettici, nazionalisti, e anche moderati della destra, così come i Verdi e la sinistra radicale - a differenza dell'Alde che ha votato compatto a favore. Del resto, già nel corso del dibattito in plenaria, molti eurodeputati si erano mostrati scettici rispetto al testo. A partire dai grillini: “La strategia di sicurezza energetica, nonostante i miglioramenti sostanziali apportati dal relatore, appare non soltanto già fuori dalla storia ma anche schizofrenica: da un parte si dichiara guerra al cambiamento climatico e si afferma di voler ridurre la dipendenza energetica, dall'altra si prevede l'importazione di materiale fossile, si parla di carbone pulito, nuovi investimenti per lo shale gas e infrastrutturali che si tradurranno in nuove emissioni inquinanti. È ora di puntare su un modello rinnovabile: ce lo chiede non solo l'economia ma la necessità di sicurezza reale”, è il commento Dario Tamburrano (M5S).

“Siamo qui a parlare di sicurezza e mix energetico, ma quale diversificazione pensiamo di raggiungere se a parole puntiamo sulle fonti rinnovabili ma nella pratica permettiamo agli stati membri di cancellare gli incentivi alle rinnovabili e di aumentare le sovvenzioni alle fonti fossili”, gli fa eco l'eurodeputato Piernicola Pedicini (M5S).

A favore del testo si schiera invece l'eurodeputato Pd Flavio Zanonato: “La sicurezza degli approvvigionamenti è un tema centrale per il futuro economico, sociale e produttivo dell'Unione, dato che l'Europa è il più grande importatore di energia del pianeta”. L'eurodeputato dem definisce “il rapporto è importante: l'equilibrio trovato in commissione Itre punta su efficienza, infrastrutture e rinnovabili e soprattutto vede nella diversificazione dei fornitori e delle fonti di energia una strada da seguire”.