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Rifiuti: Identiplast, Ue punti su economia circolare

29 Aprile 2015

(From www.euractiv.it )

 [ piXo ] / Source / CC BY-NC-ND

“L'Unione europea sta lavorando a un pacchetto sull'economia circolare, che verrà presentato all'inizio del 2016, un impianto normativo che trasformerà i rifiuti in opportunità economica”. Questo il messaggio del ministro dell'Ambiente Gian Luca Galletti in apertura di Identiplast 2015, la conferenza internazionale sulla gestione dei rifiuti in plastica, a Roma.

L’evento - organizzato da PlasticsEurope, in collaborazione con il Consiglio americano di chimica (Acc), l'Istituto di gestione dei rifiuti di plastica (Pwmi), l'Associazione canadese dei produttori di materie plastiche (Cpia), l'Associazione europea delle organizzazioni per il riciclo e il recupero delle plastiche (Epro) e il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero degli imballaggi in plastica (Corepla) - fa il punto sulla gestione dei rifiuti e sulle misure legislative correlate, sull'impatto ambientale ed economico derivante dalla riduzione e dall'eliminazione dei rifiuti di plastica e sul tema dell'economia circolare.

Proprio il modello economico che prevede il riutilizzo dei prodotti di scarto è al centro della prima giornata della conferenza. “La circolarità rappresenta un elemento fondamentale di crescita” economica, nota Daniele Ferrari, presidente di PlasticsEurope Italia. Purtroppo, “il conferimento in discarica è ancora il metodo più utilizzato” per lo smaltimento dei rifiuti, mentre sarebbe necessario “puntare sul riciclo”.

Diversi i fattori da prendere in considerazione quando si parla di economia circolare e delle strade percorribili per velocizzare la crescita di tale sistema. Fattori elencati da Roberto De Santis, presidente del Consorzio nazionale imballaggi (Conai): “In primo luogo il costo della filiera. Quando a livello comunitario si pongono obiettivi elevati, anche i costi crescono” esponenzialmente. C'è poi da “verificare eventuali extra costi ingiustificati nella filiera stessa ed è necessario porsi obiettivi di prevenzione” per rendere i prodotti, e in particolare gli imballaggi, maggiormente riciclabili. Infine, conclude De Santis, “è indispensabile un forte impegno sul fronte ricerca e sviluppo”.

Il focus è soprattutto sul ruolo della plastica nello sviluppo di un'economia circolare: “Si tratta di un materiale pregiato, la cui industria è importante non solo sul piano economico, ma anche occupazionale”, nota Helmut Schmitz di Der Grüne Punkt, moderatore della conferenza. “La Commissione europea insiste per migliorare l'economia circolare, ma tale transizione esige numerosi cambiamenti, in primis sul piano degli obiettivi di riciclo che ci poniamo”.

Concorda su questo punto Helmut Maurer, della DG Ambiente della Commissione europea: “La plastica è un materiale straordinario per garantire il mantenimento e la durabilità dei prodotti, e dobbiamo avere una politica ad hoc”, che elimini progressivamente il “ricorso alla discarica”. Indispensabile allo stesso tempo lavorare sul piano della prevenzione, “informando e sensibilizzando i consumatori”.

“Il riciclo in Europa va avanti troppo lentamente”, prosegue Maurer, lo dimostra la quantità di plastica che si trova nel Mediterraneo. Quanto all'Italia, non viene indicata con un esempio positivo, soprattutto alla luce della maximulta inflitta al paese dalla Corte di giustizia europea per non avere dato esecuzione a una sentenza del 2007 e non essersi ancora adeguata alle direttive sui rifiuti.

Secondo uno studio citato da Martin Engelmann, direttore degli affari europei di PlasticsEurope, “si registra una tendenza alla riduzione del conferimento in discarica dei rifiuti di plastica”. Ciò nonostante, “non si può continuare così: milioni di tonnellate di materiale plastico possono essere riciclate e riutilizzate”. E per rendere l'idea della quantità disponibile, Engelmann ricorre a un parallelismo con la città che ospita la conferenza: “Immaginate il peso del Colosseo e moltiplicatelo per 80: è la quantità di plastica che si può riciclare e salvare”. Fra i metodi utilizzati e su cui, secondo Engelmann, si dovrebbe puntare sempre di più, il recupero energetico della plastica, che permetterebbe di “sostituire circa il 22% delle importazioni energetiche europee dalla Russia, creando inoltre circa 300mila posti di lavoro”.

Passa in rassegna la storia italiana dell'industria legata alla plastica Stefano Ciafani, vicepresidente di Legambiente: “dopo aver avuto grande importanza  negli anni 50-60, il settore ha subito un declino in Italia. Oggi ci si pone il problema di ridurre gli impatti ambientali innovando il piano normativo, i prodotti e i processi”. Quanto all'innovazione normativa, Ciafani cita il caso della messa al bando delle buste di plastica, che il paese ha avviato anni prima dell'approvazione delle politiche comunitarie in materia - di ieri la notizia dell'approvazione in plenaria del Parlamento europeo del testo che introduce nuove regole che limiteranno drasticamente l'uso di buste di plastica nell'Ue -.

Sul piano delle innovazioni di prodotto e processo, Ciafani indica buone pratiche italiane, come “il riciclo delle plastiche biodegradabili e compostabili e l'esistenza di una bio-raffineria a Porto Torres che permetterà di realizzare prodotti innovativi, fino a qualche tempo fa impensabili”. Guardando al futuro, il vicepresidente di Legambiente propone di “lavorare sul fine vita dei prodotti, che ora vengono conferiti in discarica. L'Europa si trova a un bivio, e per superare la competizione dei paesi Brics, è necessario innovare il settore”. Fondamentale, in tal senso, che “il pacchetto sull'economia circolare venga finalizzato al più presto: si tratta di un settore che ha bisogno di normative stabili, in grado di premiare le industrie sane e sostenibili”.

Fondamentale anche il ruolo degli enti locali, nota Françoise Bonnet, segretaria generale dell'Associazione delle città e delle regioni per il riciclo e la gestione sostenibile delle risorse (Acr+): “Abbiamo bisogno di un approccio integrato, fra tutti i livelli, comunitario, nazionale e locale, affinché l'economia circolare funzioni a pieno ritmo”.  

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