Schede primarie

Tax ruling: Parlamento Ue, dotare la Commissione di un dipartimento fiscale

01 Dicembre 2015

(Da www.euractiv.it)

E' la proposta contenuta nella relazione approvata dalla commissione Affari economici e monetari del PE

 Images_of_Money / photo on flickr

Rivedere l’accordo già raggiunto tra Commissione e Consiglio sullo scambio automatico di informazioni. Dotare, nel breve periodo, la Commissione di un dipartimento fiscale, con il compito di vigilare sugli accordi che vengono sottoscritti tra paesi membri e imprese. E, nel lungo periodo, lavorare a una base imponibile comune per tutte le aziende dell’Ue. Sono questi i punti chiave della relazione approvata dalla commissione Econ del Parlamento europeo sulla base delle raccomandazioni della commissione speciale sui tax ruling. Dopo tredici riunioni faticose, rese più difficili dal silenzio di molte multinazionali, gli eurodeputati mettono un primo punto alla questione dell’elusione delle grandi società con un documento particolarmente articolato e complesso.

Lo scandalo LuxLeaks

Il quadro attuale viene tracciato dalla commissione con un paio di pennellate. Tutto parte dallo scandalo LuxLeaks, scoppiato il 5 novembre 2014, “nell'ambito del quale sono state divulgate circa 28mila pagine di documenti confidenziali contenenti oltre 500 accordi privati in materia fiscale tra l'amministrazione tributaria lussemburghese e più di 300 società multinazionali, conclusi tra il 2002 e il 2010”.

Partita da 400 miliardi

Quegli accordi hanno messo a nudo un problema grandissimo: la concorrenza tra paesi membri in materia di fisco. Una questione centrale, dal momento che “per i 28 Stati membri dell'Unione il gettito fiscale dell'imposta societaria ammontava in media al 2,6% del PIL nel 2012”. Fanno poco meno di 400 miliardi di euro. Di fronte a questa emergenza, però, “i rappresentanti politici nazionali non si sono finora mostrati sufficientemente propositivi nell'affrontare il problema dell'elusione fiscale, tra cui i ruling fiscali”.

Le risposte delle multinazionali

E neppure le grandi società si sono dimostrate sensibili alla questione. Non a caso, la commissione nel suo testo “deplora profondamente il fatto che, nonostante i ripetuti inviti, soltanto otto multinazionali su un totale di ventidue abbiano accettato di comparire”. Queste grandi imprese sono state un interlocutore sfuggente.

I possibili rimedi

Posto il problema, la commissione dà anche una serie di indicazioni sui possibili rimedi. Gli Stati membri, anzitutto, devono “rispettare il principio della tassazione degli utili nel territorio in cui sono generati” e devono “porre fine alla concorrenza fiscale dannosa e collaborare pienamente al fine di eliminare, astenendosi dal crearne altre, le asimmetrie tra i sistemi fiscali e le misure fiscali dannose che creano le condizioni per un'elusione fiscale massiccia da parte delle società multinazionali”. Quindi, da parte dei governi nazionali serve un “chiaro impegno politico ad adottare misure urgenti per affrontare una situazione che non è più tollerabile, anche a causa della sua incidenza sui bilanci nazionali”.

Più poteri alla Commissione

Ma è la Commissione Ue che deve farsi garante del nuovo assetto, assumendo il ruolo di “custode dei trattati” e assicurando “il pieno rispetto del diritto dell'Unione e del principio di leale cooperazione tra Stati membri”. E’ questa l’azione più immediata che è possibile mettere in campo: la Commissione deve rafforzare la sua capacità interna, “attraverso la creazione, all'interno dei suoi servizi, di un dipartimento fiscale specifico, affinché si occupi del crescente flusso di notifiche in materia di aiuti di Stato nel settore della politica della concorrenza”. Questa squadra di tecnici dovrà vigilare sulle notizie che arrivano dai paesi membri.

Rivedere l'accordo sullo scambio di informazioni

Nel lungo periodo, poi, ci sono altri due interventi possibili. Va, anzitutto, ritoccato l’accordo politico raggiunto in seno al Consiglio il 6 ottobre 2015 sulla questione dello scambio automatico di informazioni: “Non è rispondente - spiegano i deputati - alla proposta legislativa della Commissione del marzo 2015”.

La base imponibile comune

In secondo luogo, bisogna intervenire sul progetto di base imponibile comune ai paesi membri, perché “una base imponibile obbligatoria, consolidata e comune per l'imposta sulle società” è uno dei presupporti “fondamentali per il conseguimento di un sistema fiscale a livello dell'Ue che rispetti e tuteli i principi di base del mercato interno”.