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Aborto: Consiglio d'Europa a Italia, applicazione 194 inadeguata

11 Aprile 2016

(Da www.euractiv.it)

Il Consiglio d'Europa accoglie il ricorso presentato nel 2013 dalla Cgil contro le difficoltà di accesso all'interruzione volontaria di gravidanza in Italia

Sanità

Per la seconda volta il Consiglio d'Europa richiama l'Italia per la cattiva applicazione della legge 194 del 1978 sull'interruzione volontaria di gravidanza. Secondo il comitato per i diritti sociali dell'organizzazione paneuropea, nonostante la normativa italiana non ammetta l'obiezione di struttura, ma solo al livello dei singoli medici, le donne continuano ad avere difficoltà ad accedere all'aborto.

A causa dell'elevato numero di obiettori, non tutte le strutture riescono a sostituire il personale non obiettore malato o in ferie e gli operatori che vanno in pensione e quindi a garantire l'accesso all'Ivg. In più, in Italia i medici non obiettori risultano svantaggiati “in termini di carico di lavoro, distribuzione degli incarichi, opportunità di carriera" rispetto ai colleghi obiettori.

Secondo l'ultima relazione annuale sull'applicazione della legge 194, nel 2013 obiettavano 7 medici su 10, con percentuali superiori all’80% tra i ginecologi in 8 regioni: 93,3% in Molise, 92,9% nella Provincia autonoma di Bolzano, 90,2% in Basilicata, 87,6% in Sicilia, 86,1% in Puglia, 81,8% in Campania, 80,7% nel Lazio e in Abruzzo. Sei su dieci, invece, le strutture in grado di garantire l'applicazione delle legge.

Per il comitato per i diritti sociali del Consiglio d'Europa, il governo italiano "non ha fornito virtualmente nessuna prova che contraddica quanto sostenuto dal sindacato e non ha dimostrato che la discriminazione non sia diffusa". “Non c'è alcuna violazione del diritto alla salute", ha dichiarato invece il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, dicendosi stupita dei rilievi del Consiglio d'Europa e pronta ad approfondire la materia sulla base di dati aggiornati.

Si tratta di "una sentenza importante, perché ribadisce l’obbligo della corretta applicazione della legge 194, che non può restare soltanto sulla carta", ha commentato il segretario generale della Cgil Susanna Camusso. "Il sistema sanitario nazionale deve poter garantire un servizio medico uniforme su tutto il territorio nazionale, evitando che la legittima richiesta della donna rischi di essere inascoltata. Questa decisione del Consiglio d’Europa riconferma che lo Stato deve essere garante del diritto all’interruzione di gravidanza libero e gratuito affinché le donne possano scegliere liberamente di diventare madri e senza discriminazioni, a seconda delle condizioni personali di ognuna", ha concluso Camusso.