Schede primarie

Galletti al GSE: acqua, tariffa sociale per i non abbienti

05 Maggio 2016

(Da www.minambiente.it)

La gestione socialmente virtuosa ed efficiente dell’acqua rappresenta un elemento qualificante per un Paese come il nostro, che non solo punta sulla tutela ambientale e la valorizzazione della biodiversita', ma che ha deciso di cambiare il suo modello di sviluppo, scegliendo la strada vincente per il futuro, quella sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica.

Credo che ogni persona che rappresenti le istituzioni debba sentire forte il dovere morale di assicurare che l’acqua, come risorsa di vita e bene comune, arrivi nelle case di tutti gli italiani, sia resa disponibile all’agricoltura, generi energia pulita, non venga sprecata per alcun motivo.

Dico questo con molta amarezza, perché conosciamo bene cosa freni oggi l’effettiva messa a disposizione di questa risorsa ai cittadini. Conosciamo le intollerabili percentuali di spreco del prezioso liquido che si perde lungo condotte colabrodo e non dimentichiamo che recentemente una città come Messina è rimasta per giorni a secco mentre, ancora al Sud, ci sono centri urbani in cui l’erogazione avviene poche ore al giorno.

Il settore delle risorse idriche nel nostro presenta ancora molteplici aspetti di criticità nonostante i ripetuti interventi correttivi e sostitutivi previsti dal legislatore nel corso degli anni e messi in campo da questo Governo e, quindi, dal Ministero.

Oggi non è stato ancora superato il problema della frammentazione gestionale (il 25% dei Comuni gestiti in economia, un 15% ancora diverse e solo il 60% presenta gestione coerenti con la normativa vigente, e cioè ovvero concessioni a terzi, società miste e gestioni in house)

Analogamente a tutt’oggi non esiste una corretta ed esaustiva pianificazione d’ambito propedeutica ad un corretto a affidamento del servizio.

Per il superamento della frammentazione gestionale preme evidenziare il Ministero ha fornito una lettura in punta di diritto che evidenzia innanzitutto il perimetro e la qualifica del servizio idrico integrato come servizio pubblico a rilevanza economica appartenente quindi alla categoria comunitaria dei Servizi di Interesse Economico Generale (SIEG) nell’unità logica dell’Ambito Territoriale Ottimale, come unità minima di organizzazione dei servizi; ne conferma l’unicità gestionale ai sensi  del codice ambientale che prevede, in piena aderenza rispetto all’ordinamento europeo, che l’affidamento possa avvenire in concessione a terzi, con società mista o con società in house.

Alla luce di ciò, il Ministero argomenta e motiva le peculiarità che distinguono le due tipologie di deroga all’unicità della gestione previste dalla legge ricostruendo nel dettaglio le due fattispecie e le casistiche di riferimento, senza che ciò metta in discussione  il principio dell’affidamento al gestore unico d’ambito. So che ciò è stato apprezzato dalla stessa ANEA la quale ha inviato questa nota a tutti i suoi associati come circolare interpretativa del Ministero.

La Pianificazione d’ambito ancora manca in molte aree del paese. Alla fine del 2014 le Regioni che non avevano ancora individuato l’ente di governo d’ambito erano Calabria, Campania, Molise, Sicilia.

Tali Regioni sono state tutte diffidate a provvedere, avviando quindi l’iter per l’esercizio dei poteri sostitutivi da parte del Governo e per esso del Ministero.

Inoltre per quanto riguarda la Regione Lazio, risulta non ancora affidato il servizio idrico nell’ATO 3 Lazio Nord Rieti: solo il 15 settembre 2015 è stato sottoscritto l’atto costitutivo della società di gestione in house “Acqua Pubblica Sabina”.

Nel dicembre 2015 sono state diffidate le Regioni Abruzzo e Basilicata in quanto i rispettivi Enti di Governo, sebbene identificati, non erano effettivamente costituiti ed operativi. 

E veniamo alla DEPURAZIONE: E’ ANCORA UN PROBLEMA. IL COMMISSARIO UNICO PUO’ ESSERE LA RISPOSTA.

Spesso la norma non è sufficiente se non è accompagnata da una chiara politica “ambientale” che spinga in quella direzione, come ho cercato di impostare dal mio insediamento e sto continuando a fare, al solo fine di consentire al nostro paese di fare quel salto di qualità in termini di governo e gestione di una risorsa primaria come l’acqua.

Si tratta di rendere coerente quello sul quale sembriamo essere tutti d’accordo a parole, ovverosia sulla garanzia di accesso alla stessa da parte di tutti e sulla necessità di garantire un servizio che non si riduca al solo approvvigionamento ma che comprenda anche e soprattutto depurazione e fognatura. In una parola sulla necessità di favorire investimenti adeguati che consentano il superamento del gap infrastrutturale i cui dati parlano chiaro. Depurazione e fognatura presentano un gap del 20-25% con punte in alcune aree del paese che si attestano attorno al 50%. La fornitura acquedottistica per quanto copra il 95% del territorio ha perdite consistenti con un valore medio di dispersione del 32% e punte in molte aree del paese, non solo al sud, dell’ordine del 40-45%.

Sono numeri che ci dividono dagli altri paesi europei e che ci consente di offrire un servizio idrico in linea con i target medi di paesi come la Germania o la Francia, dal quale ancora siamo troppo lontani, garantendo al contempo la sua tutela e la sua valorizzazione.

Purtroppo abbiamo due sentenze della Corte di Giustizia Europea del 2012 e del 2014 per violazione della Direttiva sulle acque reflue che riguardavano rispettivamente 81 agglomerati superiori a 15.000 abitanti e 34 superiori a 10.000 che scaricano in aree sensibili. Vi è inoltre un parere motivato riferito ad 814 agglomerati superiori a 2000 abitanti distribuiti in tutte le regioni ad eccezione del Molise. Rispetto alla prima sentenza, siamo ad oggi sempre a 75 agglomerati non conformi, 56 dei quali sono in Calabria, Sicilia e Campania.

Il Governo,  il mio Ministero ha disposto fin da subito l’esercizio dei poteri sostitutivi previsti dallo “Sblocca Italia”, nominando Commissari straordinari al fine di accelerare la progettazione e la realizzazione degli interventi necessari all'adeguamento dei sistemi di collettamento, fognatura e depurazione oggetto di procedura di infrazione o di provvedimento di condanna della Corte di Giustizia dell'Unione europea sul trattamento delle acque reflue urbane”.

Oggi vi sono 5 commissari per 73 interventi per un importo di 806 milioni di euro. Il Ministero supporta costantemente i Commissari ed ha messo a disposizione la struttura della direzione competente che sta monitorando l’attività delle strutture commissariali: ad oggi purtroppo - complice anche il dispositivo della norma e i problemi di trasferimento alle contabilità speciali-  non vi sono state le accelerazioni sperate e l’idea che stiamo maturando è quella di un’ulteriore razionalizzazione e semplificazione che conduca ad un Commissario Unico incardinato presso la Direzione competente, dotato di poteri anche aggiuntivi rispetto agli esistenti previsti, che consenta di porre rimedio ad una situazione  compromessa che ci espone ad ulteriori sanzioni. Proprio ieri abbiamo fatto il punto con gli uffici della Commissione e anche da Bruxelles emerge la necessità di una scelta chiara e forte da parte del nostro Paese.

I PROVVEDIMENTI DEL GOVERNO: DPCM TARIFFA SOCIALE E DPCM MOROSITA’

In materia tariffaria il Ministero ha predisposto il decreto attuativo del Collegato Ambientale sulla TARIFFA SOCIALE, finalizzato a sostenere le utenze domestiche residenti disagiate attraverso strumenti tariffari idonei che diano accessibilità al quantitativo minimo di acqua e, al contempo, garantiscano il rispetto del principio del “chi inquina paga” e del principio della “copertura dei costi” ai sensi della normativa Comunitaria.

Infatti, se da una parte è necessario assicurare la fruibilità del servizio idrico a tutti, e quindi l’accesso all’acqua, dall’altra è necessario che la politica tariffaria consegua un razionale utilizzo della risorsa e assicuri la copertura dei costi e l’equilibrio economico finanziario.

Tenendo conto di ciò, il decreto definisce il quantitativo minimo vitale necessario al soddisfacimento dei bisogni essenziali in 50 litri per abitante al giorno, ovvero in un valore di 10 litri superiore a quello ottimale per garantire una vita umana dignitosa, indicato dall’OMS.

L’Autorità per l’energia elettrica e il gas e il sistema idrico deve:

definire la fascia di consumo annuo agevolato per le utenze domestiche alla quale applicare una tariffa agevolata; prevedere per gli utenti domestici residenti, ovvero nuclei familiari, di cui sono accertate le condizioni di disagio economico sociale, un bonus acqua corrispondente al corrispettivo annuo che l’utente domestico residente dovrebbe pagare relativamente al quantitativo minimo vitale.

In quanto all’erogazione del bonus acqua è stabilito che sia riconosciuto in bolletta dalla data di verifica dei requisiti prescritti, in detrazione dei corrispet