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Grexit: Baglioni (Cattolica), piano da chiarire - 50 miliardi di aiuti sono per banche, Fmi e Bce

17 Luglio 2015

(Da www.euractiv.it)

© European Union, 2015

I nuovi aiuti per la Grecia, in larga parte, non andranno all’economia reale, ma alle banche elleniche, alla Bce e al Fondo monetario internazionale, per pagare vecchi debiti. Lo spiega Angelo Baglioni, professore di Economia politica alla Cattolica di Milano.

Non c’è solo il problema degli aiuti già stanziati, andati o meno alle banche tedesche. Ma, quando un nuovo accordo è stato appena chiuso, c’è da fare qualche calcolo anche sui prestiti che stanno arrivando. Lo sostiene Angelo Baglioni, professore di Economia politica alla Cattolica di Milano ed editorialista della voce.info, che fa i conti guardando tra le pieghe del nuovo patto, almeno per quello che è possibile capire dai documenti ufficiali di Bruxelles, per adesso piuttosto vaghi.

Gli 82-86 miliardi di cui si parla non andranno, almeno nell’immediato, all’economia reale greca: sono soldi destinati per la gran parte a banche, Fmi e Bce. La parte dedicata agli investimenti nel paese avrà tempi più blandi (cinque anni) e una composizione ancora da chiarire. Addirittura, potrebbe trattarsi di un gigantesco riciclo di soldi già stanziati dall’Ue, tra fondi europei e piano Juncker.

Dati poco trasparenti

La premessa dell’economista è che “le autorità competenti (Troika, Eurogruppo, governo greco) non brillano per trasparenza: non è possibile al momento trovare nei documenti ufficiali una chiara indicazione di come verrebbe ripartita” la cifra di 82-86 miliardi di cui si parla in questi giorni. Leggendo il comunicato ufficiale che ha chiuso la trattativa tra Grecia e creditori, da nessuna parte viene spiegato analiticamente quanto sarà speso e per quali finalità. Questa opacità, però, “alimenta le polemiche riguardo all’uso degli aiuti: i soldi andranno ai creditori, alle banche greche o alla popolazione?”.

Le cifre disponibili

Per rispondere a questa domanda, Baglioni fa una serie di valutazioni sulle cifre disponibili finora, mettendole in relazione con alcuni dati sulla Grecia. L’unico elemento dettagliato presente nell’accordo è che “ci sono pagamenti urgenti per 7 miliardi entro il 20 luglio e per 5 miliardi entro metà agosto. Dai dati resi disponibili dal 

Wall Street Journal

, sembra di capire che si tratta di crediti da rimborsare al Fondo monetario internazionale e alla Banca centrale europea, nonché titoli a breve termine in scadenza”.

Il fondo di garanzia

Le altre cifre sono un po’ vaghe. “Per ottenere il programma di assistenza, il governo greco si deve impegnare a collocare in un fondo apposito attività dello Stato greco per 50 miliardi”. Queste attività privatizzate serviranno per tre scopi: “I primi 25 miliardi, rivenienti dalla vendita delle attività, saranno usati per rimborsare al fondo europeo Esm l’esborso da questo sopportato per ricapitalizzare le banche greche; ulteriori introiti per 12,5 miliardi saranno usati per ridurre il debito greco; eventuali ulteriori introiti per 12,5 miliardi saranno usati per investimenti”. A corredo di questo, in un altro passaggio si parla di un piano di investimenti da 35 miliardi.

I debiti da rimborsare

Queste cifre vanno incrociate con i numeri sui debiti in scadenza della Grecia: sono 23,5 miliardi verso Fmi e Bce, tra il 2015 e il 2017, e 12,4 miliardi di titoli in scadenza nel 2015. Spiega il professore: “Anche nella migliore delle ipotesi, cioè che i titoli in scadenza vengano rinnovati dal mercato, resta il fatto che 48,5 miliardi (23,5 + 25) serviranno per rimborsare da qui alla fine del 2017 i crediti detenuti dall’Fmi e dalla Bce e per ricapitalizzare le banche greche”. Quindi, quasi 50 miliardi del pacchetto di aiuti non andranno all’economia reale.

Investimenti, tutto un bluff?

Ma cosa sarà dei 35 miliardi che dovrebbero rimettere in piedi l’economia ellenica? Anzitutto, c’è la possibilità che non si tratti di fondi freschi. “Il riferimento a programmi della Ue fa sorgere il sospetto che si tratti di programmi già esistenti, tipo fondi strutturali o piano Juncker”. A questo, si aggiunge il fatto che “i soldi da destinare all’economia reale verranno trovati in un periodo che si estende fino a cinque anni”. Una calma che, per Baglioni, “stride un po’ con i tre giorni dati al Parlamento greco per approvare un impegnativo programma di riforme”.

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