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Taxi: il caso Uber arriva alla Corte di Giustizia Ue

21 Luglio 2015

(Da www.euractiv.it)

 illustir / photo on flickr

Il caso Uber approda in Europa. Sarà la Corte di Giustizia Ue a decidere il destino dell’applicazione che fa concorrenza ai taxi. Un giudice spagnolo, infatti, ha appena presentato ricorso per chiedere il parere sulla materia del tribunale lussemburghese.

Sarà la Corte di Giustizia dell’Unione europea a mettere la parola fine sulle polemiche che riguardano Uber. L’applicazione statunitense che permette a passeggeri e autisti di negoziare domanda e offerta in tempo reale sarà oggetto di una pronuncia dei giudici lussemburghesi, per effetto del ricorso di un tribunale spagnolo, che ha da poco chiesto all’autorità europea di analizzare la vicenda. Dal momento del suo sbarco in Europa, infatti, l’app per smartphone è stata oggetto di polemiche sanguinose, visto che interferisce pesantemente con il mercato regolamentato dei trasporti. Dopo la sentenza, addirittura, Uber potrebbe essere costretta a lasciare l’Europa o a modificare la sua struttura, aumentando i costi a danno dei consumatori.

Ricorso del tribunale di Barcellona

L'annuncio è stato fatto da Mark McGann, responsabile europeo per la Public policy di Uber. Un giudice del tribunale di Barcellona, infatti, ha chiesto alla Corte di interpretare in maniera puntuale i regolamenti europei, decidendo se l’applicazione vada classificata come un servizio di trasporto o come un servizio digitale: “Questo significa – ha detto McGann - che la Corte del Lussemburgo ora stabilirà se le regole nazionali che al momento si applicano ai servizi digitali come Uber sono legali e appropriate in base alla legge Ue”.

Vita o morte dell'app

La differenza tra le due classificazioni non sarà solo una questione di diritto, ma determinerà di fatto la vita o la morte dell’applicazione in Europa. Se la Corte Ue dovesse stabilire che si tratta di un fornitore di servizi digitali, non ci sarebbe più alcuna concorrenza con i tassisti. Se, invece, dovesse prevalere un’interpretazione differente, Uber andrebbe considerata fuori legge, andando a incidere senza alcun tipo di autorizzazione in un mercato regolamentato da diversi paesi membri.

Sentenza prevista nel 2016

La sentenza è attesa non prima dell’autunno del 2016, considerano i tempi fisiologici di decisione della Corte. E dovrà anche stabilire se l’operatore statunitense ricade nel perimetro della direttiva e-commerce o in quello della direttiva servizi (ipotesi nella quale avrebbe più margini di manovra). In pratica, se l’applicazione non sarà classificata come una forma di trasporto le Autorità di settore non avranno modo di bloccarla. L’ipotesi di pronuncia negativa potrebbe invece preludere a un cambio radicale per Uber in Europa. Addirittura, la società potrebbe essere costretta a far pagare forme di assicurazione ai suoi guidatori. E questo potrebbe significare più costi per i consumatori.

I pareri dei paesi membri

Nel frattempo, i giudici lussemburghesi chiederanno un parere anche ai paesi membri coinvolti, come l’Italia, dove il tribunale di Milano ha espressamente vietato Uberpop, la sezione dell’applicazione che consente a chiunque (non solo agli autisti professionisti) di vendere i propri servizi utilizzando la propria vettura privata. Una forma di concorrenza giudicata sleale nei confronti dei taxi regolarmente registrati. Da ricordare, in questo senso, il recentissimo parere dell’Autorità dei Trasporti italiana, che ha invitato il nostro Governo a regolamentare la nuova forma di incrocio tra domanda e offerta, senza lasciare il pallino nelle mani dei giudici.

I divieti di Germania, Francia e Spagna

Divieti analoghi a quello italiano sono arrivati, nel corso degli ultimi mesi, anche in Francia, Germania e Spagna. Tutti questi Stati membri avranno due mesi per dire la loro, scegliendo se prendere le difese dei loro mercato regolamentati. “Non vogliamo essere fuori dalle regole – ha concluso McGann – ma pensiamo che le regole debbano essere costruite su misura per l’epoca digitale in cui viviamo”. 

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