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Olio di palma: iniziative Ue contro deforestazione illegale

21 Dicembre 2015

(Da www.euractiv.it)

Gli impegni di alcuni paesi Ue perrendere sostenibile la produzione dell'olio di palma e mettere fine ai disboscamenti illegali 

Non è un segreto: le imprese europee violano regolarmente i diritti di migliaia di persone nei paesi in via di sviluppo ed emergenti. Queste violazioni vanno dallo sfruttamento delle miniere di stagno nella Repubblica del Congo alle condizioni di lavoro atroci nelle fabbriche tessili del Bangladesh. Nei prossimi sei mesi, il governo olandese intende usare il proprio semestre di presidenza del Consiglio dell'Unione europea per rendere più equa e sostenibile la catena di approvvigionamento globale e dimostrare di prendere sul serio i nuovi obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite.

Un primo passo fondamentale è stato compiuto nelle scorse settimane in una conferenza sulle filiere di approvvigionamento sostenibili ad Amsterdam. In una dichiarazione congiunta, Danimarca, Germania, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito hanno annunciato che cercheranno di rendere la produzione di olio di palma sostenibile al 100% entro il 2020. Inoltre, hanno annunciato che intendono porre fine alla deforestazione illegale da parte delle imprese private. Anche in questo caso, entro il 2020.

Lo sfruttamento eccessivo di olio di palma in Africa

"Abbiamo visto i devastanti incendi boschivi che hanno colpito l'Indonesia. Purtroppo, questo non è il primo caso. Vi sono troppi conflitti per la terra e tragedie sociali nel Sud-Est asiatico a causa dei disboscamenti illegali. Dobbiamo temere una ripetizione di queste tragedie in Africa, che è la 'nuova frontiera' del sovrasfruttamento dell'olio di palma", ha spiegato nel corso della conferenza il ministro olandese per il Commercio estero e la Cooperazione allo sviluppo, Lilianne Ploumen. "Non possiamo essere indecisi su questo tema", ha aggiunto.

L'olio di palma è diventato il più importante olio vegetale del pianeta, con una quota del 40% del mercato globale. È conveniente dal punto di vista dei costi, versatile e può essere trovato in moltissimi prodotti da supermercato, dal cioccolato ai cosmetici. In molti casi, enormi distese di foreste vengono cancellate per far crescere i raccolti. Ciò è in gran parte avvenuto nel Sud-Est asiatico, ma interessa sempre di più anche l'Africa sub-sahariana.

"In aggiunta alle immense preoccupazioni ecologiche, ci sono anche problemi sociali come l'accaparramento di terre e le condizioni di lavoro precarie per chi opera nel settore", ha dichiarato Irene Knoke, autrice di uno studio sull'olio di palma per l'Istituto Südwind. "A volte ci sono massicce violazioni dei diritti umani e, molto spesso, gli immigrati devono lavorare in condizioni di schiavitù”, ha aggiunto.

Eccesso di offerta

Report di questa natura suggeriscono che l'obiettivo del commercio equo e solidale al 100% nel caso dell'olio di palma sia difficile da raggiungere.

La Tavola Rotonda sull'olio di palma sostenibile ha recentemente stabilito degli standard minimi per la produzione. Per ottenere la certificazione, ora i produttori devono soddisfare 160 differenti criteri. Criteri che, per molte PMI, rendono l'olio di palma prodotto in maniera sostenibile troppo costoso e poco competitivo, ha detto un rappresentante dell'industria della trasformazione nel corso della conferenza di Amsterdam.

In che modo i paesi firmatari degli impegni per il 2020 intendano raggiungere i propri obiettivi non è ancora chiaro. Per ora, però, hanno chiesto alla Commissione europea di creare un dialogo intraeuropeo tra le imprese, la società civile e i leader politici. Le grandi aziende e il governo indonesiano hanno chiesto dazi Ue sull'importazione di olio di palma non sostenibile e anche il WWF ha sollecitato una maggiore partecipazione del settore privato e da parte di Bruxelles. Soprattutto sul fronte della deforestazione, l'idea è che la Commissione debba agire e responsabilizzare maggiormente aziende e governi.

Malmström, impegni per sviluppo sostenibile anche in accordi di libero scambio

La commissaria Ue al commercio Cecilia Malmström ha accolto con favore la Dichiarazione di Amsterdam e vuole includere il piano d'azione sulla deforestazione tra le iniziative legislative della Commissione.

Malmström intende anche affrontare maggioramente altri settori critici in termini di impatto ambientale e sulle popolazioni, come quello della telefonia, a causa dell'uso di minerali provenienti da zone di conflitto, e l'industria tessile, per via delle violazioni dei diritti umani, soprattutto in Bangladesh e in India. "Abbiamo bisogno di catene di approvvigionamento responsabili", ha detto la commissaria nel corso della conferenza di Amsterdam.

Per raggiungere questi obiettivi, Bruxelles punta ad includere dei capitoli vincolanti sulla sostenibilità negli accordi di libero scambio, come il Ttip, il partenariato tra Ue e Usa ancora in fase di negoziazione. "Entrambe le parti devono rispettare i principi internazionali di diritto del lavoro e per la protezione del clima", ha aggiunto Malmström. Per i paesi con i quali l'Ue non dispone di un accordo di libero scambio, ha proseguito, bisognerebbe valutare altri strumenti per spingerli a garantire gli standard attesi, come ad esempio gli incentivi commerciali nell'ambito della componente SPG +, il sistema di preferenze tariffarie generalizzate.

Queste misure sono un aspetto importante della nuova strategia 'Trade for All' (Commercio per tutti), che Malmström ha presentato circa un mese fa. Anche se molti osservatori hanno dubbi sull'efficacia di questo percorso. "In pratica, l'attuazione di queste clausole sui diritti umani negli accordi di libero scambio potrebbe essere difficile, paesi come l'India rifiuterebbero standard sociali forti come questi", ha detto San Bilal dell'European Centre for Development Policy Management, un think tank con sede a Bruxelles. "La Commissione deve chiarire quali sono i paesi target e tenere conto delle aziende private", ha aggiunto. Malmström deve passare ai fatti, non limitarsi alle chiacchiere, ha concluso San Bilal.

All'inizio del mese, a Washington, la commissaria ha presentato una proposta per un capitolo sullo sviluppo sostenibile per il Ttip. Secondo Malmström, questa iniziativa "offre le disposizioni più ambiziose mai poste su questi temi a qualsiasi partner commerciale". Non è detto, però, che gli Usa accettino la proposta.

Traduzione a cura di Angela Lamboglia

Author: Marufish / photo on flickr