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Gubitta (Uni Padova): medie imprese, le strategie da seguire per crescere

11 Dicembre 2015

(Da www.euractiv.it)

Il professore è tra i curatori della ricerca sul mid market di GE Capital Italia

 Infusionsoft / photo on flickr

Guardare ai mercati extra europei, migliorare le proprie competenze relative a fusioni e acquisizioni e valorizzare la rete di piccoli fornitori. Paolo Gubitta, professore di Organizzazione aziendale all’università di Padova, è tra i curatori della ricerca sul mid market realizzata da GE Capital Italia. Nella sua visione, gli elementi raccolti nel corso dell’analisi vanno letti in controluce, per capire quali sono i pregi da valorizzare e quali i difetti da correggere tra le nostre medie imprese. Così Gubitta racconta cosa accadrà a questo fondamentale segmento produttivo nei prossimi anni e quali sono i rischi dai quali ci dovremo guardare.

Che prospettive vede per le medie imprese italiane?

Dobbiamo fare una premessa. Le prospettive per queste imprese sono state modificate nell’ultimo periodo da eventi che fino a poco tempo fa non erano prevedibili. Mi riferisco, ovviamente, al terrorismo ma anche all’impatto che stanno avendo l’immigrazione e i rapporti tra monete, con la competitività dell’euro che è fortemente scesa. Lo scenario è cambiato.

Qual è l’impatto sulle aziende?

Sicuramente, vengono obbligate a fare scelte più facilmente reversibili rispetto al passato. Penso a quello che è accaduto di recente tra Turchia e Russia. Magari si decide di puntare su un sistema di alleanze, più che sulle classiche acquisizioni, per poi poter tornare indietro.

Alla luce di questo scenario. Quali sono i suoi consigli per queste imprese?

Il primo è certamente quello di assumersi responsabilità verso le imprese più piccole. Le medie imprese possono essere integrate nel circuito di una grande impresa o lavorare con una rete di piccoli fornitori. In questo secondo caso, che è anche il più interessante, devono farsi carico di far crescere questi fornitori.

In che modo?

Ci sono molte maniere. Devono sicuramente costruire un sistema coeso di relazioni, ma devono anche andare oltre, con un sostegno pratico. Ad esempio, facendo da garanti per i propri fornitori nei confronti delle banche. Solo così si può avere un impatto sul territorio. La crescita di sistema della rete di imprese porterà rapidamente esternalità positive.

Quali?

E’ dimostrato che la crescita delle imprese porta con sé anche la crescita del sistema dei servizi dedicati alle imprese, come ad esempio quelli giuridici o di comunicazione e marketing. Più le imprese crescono e tanto più non potranno internalizzare tutti i loro servizi. Questo genera un effetto virtuoso, perché stimola la nascita di nuove attività collaterali.

Altre indicazioni per le medie imprese?

Imparare a governare i processi di fusione e acquisizione. Le medie imprese in fase di crescita sono le più propense a fare operazioni di questo tipo, per accelerare i progressi. Una volta che sono stati fatti gli acquisti, però, bisogna integrare i processi. Non servono solo soldi per fare queste operazioni, ma anche molte competenze.

Cosa pensa della propensione ad andare all’estero?

E’ ancora troppo ridotta. La nostra ricerca dice chiaramente che l’orizzonte territoriale delle medie imprese italiane è limitato. Considerare l’Europa come estero è sbagliato. Dovremmo avere una mentalità nella quale l’Ue diventa il nostro mercato domestico e dovremmo guardare a orizzonti molti più lontani.

E’ il solo pericolo per le nostre medie imprese?

Assolutamente no. C’è anche il rischio che il mercato si polarizzi tra imprese di alto livello e imprese di livello bassissimo. Dobbiamo aiutare chi è a metà del guado a fare un passo avanti.

Questo si lega anche al tema della patrimonializzazione.

Certamente. Su questo, è ovvio che le imprese con una patrimonializzazione migliore vanno meglio delle altre. Ma, secondo me, andrebbe fatta anche un’altra considerazione.

Quale?

Non pesa solo la patrimonializzazione tramite le banche, ma anche la patrimonializzazione tramite risorse proprie dell’imprenditore. Chi mette le proprie risorse nell’impresa dà molti segnali importanti al mercato, esplicitando che ci sono elementi interessanti che il mercato deve considerare. Non parlare sempre la lingua delle banche è fondamentale.