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Italia/Ue: crescono allarmi su debito privato

16 Aprile 2015

(From www.euractiv.it )

 Adam Tinworth / photo on flickr Il tema dell’indebitamento privato si affaccia sul fronte italiano. Indicazioni in questo senso sono già arrivate sia da Bruxelles che dal Fondo monetario internazionale. E’ probabile che la Commissione ci chieda iniziative per ridurlo nelle sue raccomandazioni paese di maggio.

Debito pubblico, ma anche debito privato. Il tema dell’indebitamento sarà al centro delle prossime raccomandazioni paese che la Commissione europea licenzierà a maggio per l’Italia. Lo dicono chiaramente le indicazioni appena arrivate dal Fondo monetario internazionale, che si combinano a quanto il vicepresidente dell’Esecutivo Ue Valdis Dombrovskis ha spiegato al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan nella sua visita di mercoledì. Servono azioni per rimuovere questi fardelli e riattivare il credito bancario. Anche perché gli effetti del Quantitative easing della Bce sono destinati a farsi sentire piuttosto lentamente. Un rialzo dell’inflazione non è atteso prima del 2016. In questo scenario l’ipotesi della bad bank pubblica potrebbe tornare di moda.

Il debito pubblico

Il tema del debito pubblico è ormai noto. Secondo le indicazioni del Fondo monetario, nel 2015 e nel 2016 si attesterà rispettivamente al 133,8% e al 132,9 per cento. In sostanza, siamo destinati ad andare verso un congelamento ma, almeno per ora, non ci sarà quell’abbattimento che ci sarebbe richiesto dal rispetto delle regole europee. Sul punto, allora, arriverà un primo richiamo, che però era decisamente atteso.

L'indebitamento privato

La novità riguarda l’indebitamento privato. Sul punto il Fmi ha dato elementi parecchio interessanti e nuovi. In Italia negli ultimi anni è aumentato di molto, salendo dal 71,5% del 2007 al 76,7% del 2014. E’ un effetto del circuito del credito che continua a funzionare male: gli scarsi prestiti non stimolano gli investimenti, l’economia rallenta e le imprese tendono progressivamente ad aumentare i loro debiti per evitare di chiudere i battenti.

Le sofferenze bancarie

Legato a questa questione ci sono le sofferenze bancarie, oggetto di osservazioni anche del commissario all’Euro Valdis Dombrovskis. Attualmente il Fondo monetario le stima in 900 miliardi nella zona euro: due terzi di questa massa si trova nei paesi periferici, tra cui l’Italia. Ridurle è decisivo per cercare di migliorare l’erogazione del credito e, quindi, agire sull’indebitamento. Sul punto, allora, potrebbe tornare d’attualità l’idea di costituire una bad bank pubblica: qui sarebbero concentrati tutti i crediti in sofferenza, scaricandoli dai bilanci delle banche e liberando, così, spazio per nuovi prestiti.

Ripresa ancora incerta

In assenza di interventi di questo tipo, comunque, le cose in Italia procederanno con grande lentezza. Il Fmi, infatti, parla di “ripresa moderata e incerta”, causata soprattutto dall’elevato debito pubblico e dagli “elevati livelli di debito privato” che “continuano a rappresentare venti contrari alla crescita e alla sostenibilità del debito”.

Draghi: Qe procede liscio

Anche perché il quadro delineato dal presidente della Bce Mario Draghi è ancora ricco di ombre. Il Quantitative easing “procede liscio, in linea con i volumi annunciati di 60 miliardi di euro al mese” perché le misure adottate “si stanno dimostrando efficaci”. Conseguenza di questo è che “la ripresa nell'Eurozona sta accelerando, come mostrano gli indicatori più recenti, mentre i rischi sono diventati più bilanciati”.

Inflazione, in risalita solo nel 2016

Al momento, però, l’inflazione non accenna a risalire con decisione. “L'inflazione - ha detto ancora Draghi - resterà molto bassa o ancora negativa nei prossimi mesi”. Qualcosa cambierà solo tra qualche mese. I tassi sono previsti “in rialzo alla fine del 2015 e ulteriormente in aumento nel 2016 e 2017”. Insomma, è sempre più chiaro che il Quantitative easing da solo non basterà a cambiare le cose in maniera rapida.