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Pac - Ue pronta a sostenere giovani agricoltori

22 Settembre 2015

(Da www.euractiv.it)

Saranno oltre 160.000 i giovani agricoltori europei che potranno avviare la loro impresa grazie all'aiuto per le start-up previsto nei programmi di sviluppo rurale 2014-2020, per un impegno di risorse pubbliche che si attesterà a circa 5,2 miliardi di euro, tra finanziamento Ue e contributo nazionale.

Queste le prime stime della DG Agri della Commissione europea, che si basano non solo sui programmi già adottati, ma anche su quelli in corso di approvazione. Se fossero confermate, sarebbero circa 16.000 le aziende in più rispetto alle 144.000 nate finora dal vecchio periodo di programmazione 2007-2013.

Ai fondi del cosiddetto secondo pilastro della Pac, tuttavia, grazie alla riforma si aggiungeranno quelli che ciascuno Stato ha deciso di assegnare ai giovani agricoltori nella quota nazionale dei pagamenti diretti.

Sui circa 44 miliardi messi a disposizione di Bruxelles per i pagamenti diretti nel 2015, la riforma della Pac 2014-2020 obbliga gli Stati a impegnare per lo schema giovani "fino al 2%" del totale, cioè circa un miliardo. Ma non tutti hanno scelto di destinare alla misura il massimo delle risorse disponibili: paesi come l'Italia, l'Irlanda o la Svezia hanno deciso di utilizzare tutto il massimale del 2%; altri, come Germania, Ungheria o Repubblica ceca si sono limitati a percentuali inferiori o pari all'1%. Questi paesi saranno comunque obbligati ad aumentare la percentuale se il numero di richieste dovesse eccedere i fondi messi a disposizione.

Per lottare contro l’agricoltura che invecchia

La riforma della Pac 2014-2020 ha rafforzato il sostegno pubblico all'insediamento dei giovani agricoltori. Perché un'agricoltura che invecchia è meno innovativa, per questo meno competitiva e meno orientata a imboccare la strada della sostenibilità e della qualità dei prodotti. Quella europea invecchia in fretta.

Le difficoltà di ricambio generazionale nel settore sono tendenza comune in tutti i paesi sviluppati, nelle economie europee più avanzate come negli Usa e anche in Australia. L'ultimo censimento agricolo pubblicato dallo USDA nel 2012 sottolinea l'incremento dell'età media degli agricoltori, in coerenza con un trend trentennale, mentre l'istituto nazionale per le statistiche australiano rileva come nel periodo tra il 1981 e il 2011 la percentuale degli over 55 nel settore sia cresciuta dal 26 al 47% del totale e quella degli under 35 sia invece crollata dal 28 al 13%.

Anche nell'Ue il problema è particolarmente evidente. I dati di Eurostat, anche se del 2010, danno un'idea molto chiara della situazione. Il 7,5% degli agricoltori dell'Unione ha meno di 35 anni, quasi un terzo (29,6%) è over 65 – praticamente in pensione – e la maggioranza assoluta (53,2%) ha più di 55 anni. Lo squilibrio demografico è più accentuato in alcuni Stati membri, come il Portogallo (dove gli under 35 sono solo il 2,6% del totale) e meno in altri, come la Polonia (14,7%).

Cosa prevede la riforma della Pac

Per contrastare una tendenza che è una delle cause dell'abbandono delle aree rurali e implica una minore propensione all'innovazione da parte di tutto il settore, la riforma della Politica agricola comune approvata nel 2014 prevede un aumento delle risorse per favorire il ricambio generazionale e, diversamente dal passato, la possibilità di sostenere le iniziative imprenditoriali giovanili anche con i fondi del primo pilastro, ovvero i pagamenti diretti. Il negoziato sul tema è stato lungo e impegnativo, ma con la riforma i giovani agricoltori possono ricevere un supplemento del 25% sugli aiuti diretti per un periodo di cinque anni. Nell'ambito dei programmi di sviluppo rurale, inoltre,Stati e regioni possono riconoscere un aiuto specifico alle start-up e alle imprese giovani.

"Si tratta di passi importanti da parte dell'Ue perché la volontà di tornare all'agricoltura tra i giovani è forte". Ne è convinto Matteo Bartolini, classe 1976 e agricoltore di Città di Castello (Umbria).

Presidente uscente dell'Organizzazione dei giovani agricoltori europei (Ceja), che rappresenta due milioni di produttori in tutta Europa, Bartolini individua due barriere al rinnovamento generazionale: "la prima è l'accesso al credito e l'altra è la terra". Per quanto riguarda il primo aspetto, l'Ue ha cercato di superare l'ostacolo promuovendo programmi della Banca Europea degli Investimenti con cui gli istituti di credito locali possono fare da intermediari per prestiti a tassi di favore per gli agricoltori.

Ma "non basta offrire credito alle banche per agevolare il prestito ai giovani agricoltori", attacca Bartolini, "quello che dovremmo risolvere è la questione delle garanzie da offrire al sistema bancario per poter accedere al credito. Un giovane che si insedia per la prima volta in agricoltura molto spesso non ha garanzie da offrire, tantomeno se quel giovane non proviene da una famiglia di agricoltori".

Tema che si collega al secondo, la terra. "La terra è un bene che in Europa ha un valore di mercato molto spesso inaccessibile – prosegue Bartolini – E' vero che per fare gli agricoltori non serve essere proprietari del terreno ma è altrettanto vero che, se i terreni sono in affitto, non possono essere un bene da offrire a garanzia del prestito".

Secondo uno dei due rapporti dedicati dal Parlamento europeo all'agricoltura famigliare gli scambi sul mercato per la terra agricola in Ue sono deboli (2-3% anno della Superficie Agricola Utilizzata, SAU), i prezzi di frequente molto alti rispetto ai rendimenti dell'attività agricola e questi vincoli si riflettono anche nel mercato degli affitti.

Il rebus della terra

Quando si tratta di terra, però, è difficile trovare soluzioni condivise a livello europeo. Nel 2014 la presidenza italiana ci ha provato, proponendo all'approvazione del Consiglio un documento che prevedeva la possibilità agli Stati di concedere aiuti nazionali a coprire gli interessi dei prestiti bancari per l'acquisto dei terreni per i giovani.

Il documento, che conteneva anche un riferimento alle iniziative della BEI e l'idea di un Erasmus per i giovani agricoltori, è passato a maggioranza. Risultato non sufficiente perché dalle dichiarazioni di principio si passi ai fatti.

Per far incontrare offerta e domanda di terra a favore dei giovani ogni Stato ha programmi specifici, come sottolineato anche da un altro rapporto del Parlamento europeo sull'agricoltura familiare.

Così, in Francia ci sono le SAFER, nel Regno Unito la Fresh Start Initiative, in Germania il programma Hofgruender. In Italia ci sono i servizi offerti da ISMEA per il primo insediamento e il piano "Terre Vive" che consente la messa in vendita o in locazione di 5.500 ettari di terreni agricoli pubblici, con prelazione agli under 40.

Tutti programmi che se possono essere utili a facilitare le transazioni fondiarie – senza risolvere il problema delle risorse finanziarie – raramente funzionano da incentivo. Dove non arrivano le politiche cercano di attivarsi gli imprenditori. Come quelli, giovanissimi, della start-up Land2lend, nata nel 2014 proprio per "creare le condizioni di fiducia per il comodato d'uso o l'affitto di terreni abbandonati di proprietà di privati", racconta uno dei fondatori, Tommaso Romagno.

Ma, alla vigilia della migrazione dalla versione beta al lancio ufficiale della piattaforma, i Land2lenders hanno dovuto aggiustare il tiro: "L'intermediazione in questo campo è troppo complessa, ma compieremo una mappatura dei terreni agricoli disponibili. Land2lend però si concentrerà su ciò che chiamiamo crowdfarming, cioè sulla raccolta di fondi online per progetti community based per l'agroalimentare in piccole strutture produttive per produzioni on-demand o anche realizzare percorsi di avvicinamento all'agricoltura per neofiti".

Il rischio di essere agricoltori

Insomma, oltre all'accesso al credito e alla disponibilità di terreni, sembra che il problema sia anche lo scarso appeal dell'agricoltura presso i giovani. Fare l'agricoltore è un mestiere tuttora molto duro, che oggi richiede anche una formazione teorica e pratica in molte discipline. In alcuni territori europei è ancora l'unica attività economica possibile in aree ad alto deficit di infrastrutture che non offrono molto altro ai giovani. Il primario, fatta eccezione per alcuni comparti, non ha livelli di reddito tali da poter competere con quelli di altri settori economici. Oggi, in più, richiede anche la capacità di misurarsi con un mercato che è molto diverso da quello vissuto dalla generazione precedente, per livelli di reddito nel settore agricolo.

"Oltre alle barriere che ci sono da sempre, come l'accesso al credito e ai terreni, oggi c'è un terzo ostacolo, quello della permanenza sul mercato", è il punto di vista di Bartolini.

Il riferimento è alla volatilità dei prezzi, elemento nuovo dei mercati agricoli in tutto il mondo. Anche l'agricoltura, insomma, considerata un tempo settore poco vulnerabile alle oscillazioni dei prezzi e alle perturbazioni della domanda, sperimenta in questi anni una volatilità che contribuisce ad aumentare i rischi di impresa. Non più solo legati solo al meteo come nel passato, i nuovi rischi sono di mercato, climatici, legati a crisi di carattere sanitario o addirittura geopolitico. Che anche quando non c'entrano nulla con l'economia del settore, finiscono comunque per condizionarla, come l'embargo russo all'export agrifood europeo.

In condizioni del genere, il rinnovo generazionale dell'agricoltura europea potrebbe rivelarsi impresa sempre più difficile.

Link Pac, prospettive, indicatori, mercati e prezzi CEJA Land2lend CAP 2014-2020 Tools to Enhance Family Farming: Opportunities and Limits – European Parliament The CAP towards 2020 Implementation of Rural Development Policy State of Play of RDPs