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Tax ruling: bocciatura del Parlamento Ue, ma l'accordo andra' avanti

27 Ottobre 2015

(Da www.euractiv.it)

Pierre Moscovici

Dare più poteri alla Commissione. E ampliare al massimo la vigilanza di Bruxelles, che dovrebbe guardare anche agli accordi con valenza solo nazionale e a tutti quelli in vigore al momento della partenza delle nuove regole. Il Parlamento europeo ha votato oggi la risoluzione con la quale esprime il suo parere sulle nuove regole proposte da Commissione e Consiglio in materia di tax ruling. Ne viene fuori una bocciatura piuttosto netta che, però, non avrà efficacia vincolante per l’approvazione della direttiva. Probabile, allora, che dal 2017 si parta comunque con questo assetto.  Anche se, secondo i deputati, così non sarà possibile contrastare efficacemente l’evasione fiscale.

L'iter dell'accordo

Partiamo dal riepilogo della vicenda. Quello degli accordi in materia fiscale è da sempre un pallino della Commissione Juncker, che ha da subito messo i tax ruling in cima alla sua lista di priorità. La direttiva proposta dall’Esecutivo Ue aveva al centro una novità rispetto a quello che avviene ora: l’eliminazione di ogni discrezionalità da parte dei paesi membri in fase di condivisione delle informazioni. A inizio ottobre il Consiglio dei ministri Ue ha approvato formalmente quel testo, dopo una trattativa piuttosto lunga.

Il compromesso Commissione-Consiglio

Il compromesso prevede che i ruling (gli accordi in materia fiscale) dovranno essere comunicati formalmente ogni sei mesi alla Commissione, a partire dal 2017. Sarà l’Esecutivo comunitario, poi, a decidere se saranno necessari approfondimenti ulteriori. Inoltre, le regole riguarderanno solo gli accordi conclusi nei cinque anni precedenti l’entrata in vigore delle regole. E non avranno nessun impatto sulle Pmi con meno di 40 milioni di euro di fatturato.

Direttiva da emendare

Molti di questi paletti, secondo la mozione promossa dal tedesco Markus Ferber (Ppe), sono costruiti per dare alle nuove regole un’efficacia limitata. E porteranno un effetto chiaro: non ci sarà l’atteso recupero di evasione fiscale. Il primo punto è che non piace la filosofia generale dell’intervento. Non ci dovrebbero essere comunicazioni periodiche alla Commissione, ma l’Esecutivo Ue dovrebbe avere il potere di consultare a suo piacimento un archivio sugli accordi fiscali dei paesi membri.

Più poteri alla Commissione

Non solo. Bruxelles dovrebbe avere il potere formale di avviare indagini, mentre oggi ha le armi piuttosto spuntate. Ancora, bisognerebbe allargare il raggio d’azione della Commissione. Non piace la limitazione della vigilanza agli accordi con impatto transfrontaliero, dal momento che anche quelli con rilievo solo nazionale possono avere un riverbero sulla situazione fiscale degli altri paesi membri.

Rivedere la retroattivita'

Infine, non piace l’assetto che i paesi membri hanno fissato sulla questione della retroattività, che peraltro depotenzia la proposta della Commissione. Secondo il Parlamento la retroattività va allargata al massimo, applicando le nuove regole sui tax ruling a tutti gli accordi ancora validi al momento di entrata in vigore della direttiva. Questa, tra l’altro, per i deputati andrebbe anticipata, partendo prima del 2017. Per evitare che, nel frattempo, vengano cancellati accordi imbarazzanti per qualche Governo.

Le prospettive

Detto questo, è quasi certo che questa posizione parecchio dura non sposti la situazione di una virgola. La procedura prevista per approvare le regole sui tax ruling, infatti, è la consultazione, in base alla quale il Parlamento fornisce un suo parere non vincolante sulla proposta della Commissione. E’ probabile, allora, che nei prossimi mesi il Consiglio licenzi comunque il testo sul quale ha già trovato un accordo, senza ascoltare le critiche sollevate dagli eurodeputati

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