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Unione energia: il ruolo chiave di citta' e regioni

24 Novembre 2015

(Da www.euractiv.it)

Ambientalisti e autorità locali concordano: senza il riconoscimento del ruolo chiave delle regioni, l'Energy Union è destinata a fallire

 K.H.Reichert / photo on flickr

Lanciata a febbraio, l'Unione dell'energia è il piano Ue in 5 pilastri e 15 azioni volto a costruire un sistema energetico integrato a livello continentale, che sia basato sulla concorrenza, su un uso efficiente delle risorse e su una regolamentazione efficace, in modo da ottenere la sicurezza degli approvvigionamenti, la riduzione delle emissioni inquinanti e maggiore competitività delle imprese.

Un piano che ha ricevuto impulso dalla crisi ucraina e dalla dipendenza energetica dell'Ue dalla Russia, e che il prossimo anno dovrebbe essere pienamente implementato. Secondo un rapporto del think-thank ambientale E3G riportato da EurActiv.com, però,“un sistema di governance che non riconosca o non supporti adeguatamente gli attori locali, probabilmente non riuscirà a raggiungere gli obiettivi dell'Unione dell'energia". "I dirigenti locali - si legge nel rapporto - devono divenire ambasciatori del piano”.

Ne è convinta anche Claire Roumet, direttore esecutivo di Energy cities, l'associazione delle autorità locali europee impegnata nella promozione di politiche energetiche locali sostenibili: “L'Unione dell'energia deve riflettere le preoccupazioni quotidiane dei cittadini europei, coinvolgendo direttamente i funzionari locali. Il sistema energetico sta diventando sempre più decentrato, è il momento che l'architettura della governance si adatti”.

Prospettiva su cui sembrano convergere anche i rappresentanti delle istituzioni Ue: i commissari responsabili per l'Energy Union e l'Azione per il clima Maros Sefcovic e Miguel Arias Canete hanno sottolineato in più di un'occasione l'importanza delle città nella lotta ai cambiamenti climatici.

Del resto, in vista della conferenza internazionale sul clima di Parigi, si sono mossi anche i sindaci, che a luglio scorso avevano lanciato una sfida per la COP21: una chiamata ai Comuni a ridurre del 40% le emissioni di CO2 entro il 2030. Lo avevano fatto attraverso il Patto dei sindaci, l'associazione europea dei primi cittadini, con un appello che ha visto un'accoglienza calorosa da parte di città ed enti locali di 42 paesi, con oltre 6mila firmatari e la presentazione di più di 4mila piani d'azione per lo sviluppo di un sistema energetico sostenibile.

Questi piani,secondo E3G, dovrebbero essere integrati nel quadro di governance dell'Unione dell'Energia, e in particolare dovrebbero trovare adeguato spazio nei programmi nazionali. Il quadro di governance, inoltre, dovrebbe includere obiettivi intermedi e di lungo termine, per creare un ambiente stabile, in grado di attrarre gli investimenti.

Finora, tuttavia, la Commissione europea non ha previsto un chiaro legame tra i piani d'azione locali e la governance dell'Unione dell'energia, salvo per un richiamo presente nelle linee guida dell'Energy Union inviate da Bruxelles agli stati membri, in cui si parla di una consultazione degli attori regionali nel 2017.

Photo credit: K.H.Reichert / Foter.com / CC BY-NC