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Agricoltura: tecniche selezione vegetale, innovazioni promettenti o Ogm mascherati?

22 Ottobre 2015

(Da www.euractiv.it)

Le nuove tecniche di selezione vegetale si concentrano sullo sviluppo di nuovi tratti dei semi all'interno di una determinata specie attraverso l'ingegneria genetica. Un tema controverso per i responsabili politici che dovranno decidere se far rientrare queste tecniche nel quadro della legislazione sugli Ogm.

Nel 2007, le autorità nazionali hanno chiesto alla Commissione europea di rispondere a una domanda insolita: con gli sviluppi scientifici e tecnici in corso nel campo delle biotecnologie, le autorità di regolamentazione si chiedono se le cosiddette nuove tecniche di selezione vegetale, come la selezione varietale inversa (reverse breeding) o la genomica sintetica (synthetic genomics), debbano rientrare nell'ambito di applicazione delle regole Ue sugli Ogm.

Come spesso accade in questi casi, la Commissione ha risposto istituendo un gruppo di lavoro di esperti. Quasi dieci anni dopo, una decisione sembra essere finalmente in vista, con un parere legale previsto per la fine dell'anno.

“La Commissione europea sta effettuando un'analisi giuridica su un gruppo di nuove tecniche di selezione vegetale, per valutare se rientrino nell'ambito di applicazione della direttiva 2001/18/CE sull'emissione deliberata nell'ambiente di organismi geneticamente modificati e della direttiva 2009/41/CE sull'impiego confinato di microrganismi geneticamente modificati”, ha confermato una fonte europea a EurActiv. Tra le tecniche sotto esame rientrano, oltre alla selezione varietale inversa, innesti, cisgenesi e intragenesi, agroinfiltrazione,nucleasi a dito di zinco.

Sul piano normativo, il lavoro della Commissione ha comportato l'elaborazione di una relazione specifica da parte di un gruppo di esperti tra il 2009 e il 2012 e il contributo dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) di Parma, che ha emesso due pareri - relativi a cisgenesi/intragenesi e Zinc Finger Nuclease 3 - sui potenziali rischi per la salute umana o per l'ambiente. Una decisione formale della Commissione è stata annunciata per la fine del 2015. E le conseguenze potrebbero essere enormi per le aziende che si occupano di sviluppare queste nuove tecniche.

"Le aziende biotecnologiche e gli agricoltori sono particolarmente preoccupati per l'incertezza legislativa circa la classificazione delle nuove tecniche come Ogm", osserva un rapporto del 2011 del Centro comune di ricerca della Commissione europea. "I costi burocratici per le piante classificate come Ogm sono molto più elevati rispetto a quelli per la registrazione delle piante non Ogm, e l'accettazione da parte del pubblico è più bassa", afferma il rapporto.

Un parere cruciale

Le nuove tecniche di selezione varietale si propongono come una prospettiva promettente per il settore agroalimentare. La relazione del Centro comune di ricerca della Commissione sostiene che sono "necessarie anche per affrontare le sfide legate a trasformazioni globali quali la crescita demografica e il cambiamento climatico".

Dal punto di vista dell'industria, la questione è chiara: le nuove tecniche di selezione delle piante non devono essere assimilate agli Ogm. Garlich Von Essen, segretario generale della European Seed Association (ESA), ha detto a EurActiv che la stragrande maggioranza delle nuove tecniche di selezione vegetale non ha portato a piante geneticamente modificate e non deve pertanto rientrare nel campo degli Ogm.

"Nessun Dna estraneo è presente nelle piante che ne derivano", ha sottolineato Von Essen. Le piante ottenute da queste nuove tecniche potrebbe anche essersi sviluppate naturalmente da mutazioni casuali, ha detto, o come risultato di una mutagenesi classica.

"E' impossibile distinguere piante ottenute da una delle nuove tecniche di selezione vegetale da quelle risultanti da una mutagenesi classica, un fatto sottolineato anche dalla relazione degli esperti”, ha proseguito Von Essen, che auspica che il parere della direzione generale Salute della Commissione segua l'approccio degli esperti.Secondo Von Essen, le nuove tecniche sono cruciali per lo sviluppo del settore nei prossimi decenni e attualmente sono accessibili anche a imprese di piccole e medie dimensioni, ma diventaranno presto troppo costose se rientreranno nella legislazione europea sugli Ogm.

Manca un dibattito democratico

Di tutt'altro avviso i Verdi e il loro leader anti-Ogm, l'eurodeputato francese José Bové, secondo cui le nuove tecniche di selezione vegetale rappresentano solo un altro tentativo di vendere agli europei gli Ogm, passando per la porta sul retro. "Ci opponiamo a tutte queste tecniche biotecnologiche perché produrre varietà vegetali resistenti agli erbicidi è pericoloso e dannoso per la salute e per l'ambiente nel breve, medio e lungo termine", ha detto Bové a EurActiv.

Bové, che è membro della commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo, ha detto che in Francia e in altri paesi europei, varietà di girasole e di colza resistenti agli erbicidi cominciano ad essere utilizzate senza essere mai state adeguatamente testate. "Il fatto che non siano considerati Ogm ha permesso alle aziende agro-chimiche di evitare il processo di certificazione altrimenti lungo e incerto: sembra che abbiano imparato la lezione dal dibattito sugli Ogm", ha osservato.

Bové ha chiarito che la decisione finale dell'Esecutivo Ue è tanto politica quanto legale e tecnica. Ma a essere soggetto a critiche è anzitutto il processo decisionale, perché sta accadendo all'interno di un gruppo esclusivo di esperti scientifici. "Limitando il dibattito agli aspetti strettamente tecnici - un dibattito in cui il solo impegno della Commissione sembra essere l'annuncio di un parere giuridico nelle prossime settimane - l'attenzione viene deviata dal problema, con l'obiettivo di evitare un confronto davvero democratico sullo sviluppo di queste tecniche e sulle loro conseguenze per la salute e per l'ambiente, e quindi di risparmiare alle aziende sementiere il ripetersi della difficoltà che hanno vissuto con gli Ogm".

Brevetti

Come nel caso degli Ogm, il dibattito scientifico sulle nuove tecniche di selezione varietale è complicato da considerazioni economiche, con i brevetti che svolgono un ruolo centrale. Secondo dati aggiornati al 2011 sarebbero in totale 84 i brevetti relativi a nuove tecniche di selezione vegetale, la maggior parte dei quali depositati nel corso dell'ultimo decennio, osserva il rapporto del Centro comune di ricerca. La maggior parte delle domande di brevetto proviene dagli Stati Uniti (65%), seguiti dai richiedenti con sede nell'Unione europea (26%). Per la stragrande maggioranza (70%) si tratta di aziende private.

La direttiva sulle biotecnologie del 1998 garantisce la protezione dei diritti di proprietà intellettuale sulle invenzioni biotech e chiarisce, sulla base di motivi etici, se sono brevettabili o meno. Ma i membri del Parlamento europeo sono piuttosto sospettosi quando i brevetti hanno a che fare con forme di vita.

Il dibattito è emerso l'ultima volta nel 2013, quando il Parlamento ha approvato una legge sulla biopirateria che chiede all'industria di compensare le popolazioni indigene in caso di uso commerciale delle loro conoscenze locali, come i medicinali a base di piante. Gli eurodeputati, inoltre, hanno sempre sottolineato anche l'importanza del "principio di precauzione" in sede di applicazione di nuove tecniche per la produzione alimentare.

Traduzione a cura di Angela Lamboglia