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Clima: industria alimentare punta su approvvigionamento sostenibile

25 Novembre 2015

(Da www.euractiv.it)

Le industrie del food investono sulla gestione sostenibile delle risorse per proteggere l'ambiente e garantire la propria sopravvivenza futura

In base alle proiezioni delle Nazioni Unite, la popolazione mondiale dovrebbe aumentare da 7,3 a 9,7 miliardi di persone nel 2050. Di conseguenza, secondo una ricerca pubblicata a luglio da FoodDrinkEurope, sarà necessario un aumento del 60% nelle forniture alimentari globali, mentre la domanda mondiale di acqua per l'agricoltura crescerà del 30%.

Un rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici per il 2014 ha già previsto che il surriscaldamento globale alla fine interesserà "tutti gli aspetti della sicurezza alimentare", dalla produzione alla stabilità dei prezzi."Aumenti della temperatura globale di 4° centigradi o più rispetto ai livelli del tardo ventesimo secolo, in combinazione con l'incremento della domanda alimentare, comporterebbero grandi rischi per la sicurezza alimentare a livello globale e regionale", avverte il rapporto.

L'industria alimentare e delle bevande è il più grande acquirente al mondo di materie prime agricole e l'impatto del cambiamento climatico mette in pericolo la sua redditività futura. Alla luce di questo rischio, il settore si sta concentrando sempre di più sui passaggi iniziali della filiera.

Approvvigionamento sostenibile

L'acquisizione delle materie prime è considerata una fase critica all'inizio del ciclo economico. Molte industrie alimentari hanno creato partenariati con gli agricoltori al fine di garantirsi un approvvigionamento sostenibile delle materie prime, tenendo conto di considerazioni ambientali, sociali ed economiche.

Secondo i dati di FoodDrinkEurope, l'82% delle industrie associate all'organizzazione sta attuando una strategia per garantire l'approvvigionamento sostenibile degli ingredienti alla base di alimenti e bevande. Nel quadro di questa strategia, le azioni messe in campo dalle industrie comprendono l'incoraggiamento all'adozione di pratiche di gestione agricola sostenibili da parte dei loro fornitori, soprattutto al fine di cercare di mitigare il cambiamento climatico, ma anche la ricerca e lo sviluppo di materie prime più resistenti e il lavoro con i piccoli produttori. Inoltre, una parte significativa di queste partnership si concentra sulla valutazione e sul controllo sistematico delle pratiche agricole in base a criteri ambientali, sociali ed economici.

Diversi giganti del settore alimentare hanno lanciato proprie iniziative di produzione agricola sostenibili, considerate come "win-win" per l'industria del food, per l'ambiente e per i piccoli agricoltori. Kellogg, ad esempio, si è impegnata a sostenere 15mila piccoli risicoltori proprietari in tutto il mondo entro il 2020, mentre Pepsico sta usando i propri programmi per aiutare gli agricoltori in Belgio, nei Paesi Bassi, in Francia e in Germania ad accelerare l'uso di fertilizzanti organici.

Obiettivi ambiziosi

La multinazionale anglo-olandese Unilever, uno dei fornitori di prodotti alimentari, per la casa e cura della persona leader a livello mondiale, ritiene che l'approvvigionamento sostenibile di materie prime sia fondamentale per il suo futuro e si è data degli obiettivi ambiziosi in questo ambito. Il target della società è di procurarsi il 100% delle materie prime agricole in maniera sostenibile entro il 2020, dopo essere passata per alcune tappe intermedie: il 10% entro il 2010, il 30% entro il 2012, il 50% entro il 2015."Attualmente - ha detto ad EurActiv Freek Bracke, Corporate Communications Manager di Unilever Benelux - il 55% delle nostre materie prime agricole proviene da fonti sostenibili, rispetto al 14% raggiunto nel 2010".

Circa 800mila piccoli proprietari, ha continuato, sono già impegnati nella nuova strategia sulle materie prime agricole della società. "Grazie alla collaborazione con i nostri fornitori agricoli e con gli altri partner, abbiamo aiutato circa 800mila piccoli agricoltori ad ottenere formazione e sostegno", ha osservato.

Bracke ha spiegato che la società ha previsto una serie di strumenti per favorire la sostenibilità dei propri fornitori che si basano su meccanismi di autovalutazione, in particolare rispetto alla corrispondenza tra il loro lavoro e il Codice di agricoltura sostenibile dell'azienda.

La certificazione non è un traguardo finale

In aggiunta al processo di autovalutazione, la società si affida anche alla certificazione dei fornitori che applicano standard di sostenibilità, come quelli della Rainforest Alliance o delle tavole rotonde sulla sostenibilità dell'olio di palma o della soia.

Secondo Bracke, la certificazione è un buon modo di contribuire a migliorare le condizioni di vita dei piccoli agricoltori, che potrebbe svolgere un ruolo importante nel rafforzamento delle capacità nelle filiere agricole. Tuttavia, questo non è l'obiettivo finale, ha osservato. "Verifica e certificazione non sono fini a se stessi. La vera sfida è quella di mostrare gli effetti positivi che la sostenibilità può avere sulla vita dei contadini, sulle loro comunità e sull'ambiente”, ha proseguito. “Abbiamo bisogno di comunicare il valore dell'approvvigionamento sostenibile ai consumatori. In questo modo, potremo influenzare le loro abitudini di acquisto a favore dei prodotti ricavati da fonti sostenibili”.

Un punto di vista condiviso daPascal Gréverath, che guida gli sforzi di Nestlé nel settore 'environmental sustainability'. In una recente intervista a EurActiv, Gréverath ha sottolineato che non si tratta solo di ottenere un certificato, ma di “creare consapevolezza tra gli agricoltori circa le potenziali sfide che potrebbero trovarsi di fronte e aiutarli ad affrontarle”.

Focus sulla biodiversità

Proteggere la biodiversità è fondamentale per il programma di approvvigionamento sostenibile di Unilever. Il Codice dell'azienda ha un capitolo specifico dedicato al tema, che comprende sia gli aspetti funzionali (i cosiddetti servizi ecosistemici) che la protezione delle specie e degli ecosistemi rari e vulnerabili in ambito agricolo.

"Abbiamo scoperto che molti dei nostri fornitori e dei loro agricoltori non hanno alcuna esperienza di lavoro diretto sulla biodiversità o in partnership con le organizzazioni che si occupano di conservazione. Spesso sono insicuri su come avviare queste attività o su quanto lavoro sarà necessario per generare un impatto significativo", sostiene la società. L'attuazione del Codice da parte degli agricoltori, continua Univeler, comporta “un impegno per identificare e agire sulla biodiversità locale e sui servizi ecosistemici".

Un recente sondaggio dell'Eurobarometro ha rivelato nella stragrande maggioranza dei cittadini europei una grande preoccupazione per gli effetti della perdita di biodiversità. Almeno otto europei su dieci ritengono che le conseguenze possano essere gravi, mentre il 55% di loro pensa che si tratta già di un problema serio nell'ambito locale in cui vivono.

Più di tre quarti degli europei ritiene che l'umanità abbia la responsabilità di prendersi cura della natura e che sia importante arrestare la perdita di biodiversità. E più della metà dei cittadini dell'Unione europea concorda sul fatto che la biodiversità e la natura sono importanti per lo sviluppo economico a lungo termine (56%). Anche se, a fronte di una maggioranza degli europei che conosce la parola "biodiversità" (60%), solo la metà di loro sa che cosa significa.

La nuova Politica agricola comune 'verde' presta molta attenzione alla conservazione della biodiversità e all'uso sostenibile delle risorse naturali. Daniel Rosario, un portavoce della Commissione per l'agricoltura e lo sviluppo rurale, ha recentemente dichiarato a EurActiv che la nuova Politica agricola comune offre numerosi strumenti per trovare risposte adeguate alle sfide del cambiamento climatico e dell'agricoltura sostenibile. "La gestione sostenibile delle risorse naturali e l'azione per il clima rappresentano uno dei tre obiettivi principali della PAC", ha detto il portavoce.

"Se si guarda ai 28 Stati membri, un totale di 25,3 miliardi dal bilancio dell'Unione europea per lo sviluppo rurale è stato stanziato per finanziare azioni con un impatto positivo sulla biodiversità, mentre circa il 20% di tutti i terreni agricoli nell'Ue sarà sottoposto a contratti di gestione per migliorare o preservare la biodiversità", ha aggiunto.

Traduzione a cura di Angela Lamboglia

Author: Dean Hochman / photo on flickr