Etichettatura: Ue al lavoro su impronta ambientale
(Da www.euractiv.it)
Misurare e comunicare l'impatto ambientale dei prodotti è una delle maggiori sfide dell'Ue nell'ambito degli sforzi verso un mercato unico verde
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La Commissione europea sta cercando soluzioni sul tema della misurazione e comunicazione delle prestazioni ambientali dei prodotti, per rispondere alle preoccupazioni dei consumatori e aiutare le aziende europee a minimizzare il costo dei regimi etichettatura verdi.
Misurare l'impatto ambientale
La tavola rotonda europea per il consumo e la produzione sostenibile degli alimenti è un'iniziativa lanciata nel 2009 da Commissione europea e mondo industriale, con l'obiettivo di porre la catena alimentare al centro delle pratiche di consumo e produzione green.
Il 20 novembre 2013, la tavola rotonda ha adottato il protocollo ENVIFOOD, una metodologia scientifica armonizzata per la valutazione ambientale dei prodotti alimentari e delle bevande, mentre la Commissione europea ha pubblicato una raccomandazione che suggerisce l'utilizzo del metodo Product Environmental Footprint (PEF) nelle politiche degli Stati membri, al fine di misurare e comunicare il potenziale impatto ambientale di un prodotto.
L'Esecutivo ha lanciato inoltre un progetto pilota sull'impronta ambientale per il periodo 2013-2016, cui partecipano più di 280 organizzazioni e quasi 10mila soggetti interessati, impegnati a elaborare una metodologia armonizzata per ogni categoria di prodotto alimentare.
Parlando alla conferenza di medio termine sulla Environmental Footprint Pilot Phase, organizzata dalla Dg Ambiente della Commissione a Bruxelles il 3 novembre, il commissario per l'Ambiente, gli affari marittimi e la pesca Karmenu Vella, ha detto che si tratta di un compito non semplice: "Questa è la prima volta che qualcuno prova a creare uno strumento che ci possa aiutare a confrontare prodotti analoghi, in base alla loro performance ambientale, attraverso la catena del valore", ha osservato.
Verso un mercato interno verde
"Vogliamo che la Environmental Footprint Pilot Phase sia un grande successo", ha dichiarato il commissario, aggiungendo che il progetto potrebbe dare un contributo significativo alla transizione verso un'economia circolare, iniziativa prioritaria dell'Esecutivo Ue. "E potrebbe mirare, ad esempio, a facilitare il riutilizzo e il riciclaggio, riducendo al minimo l'impatto per tutto il ciclo di vita dei prodotti, cioè a quello che potrebbe essere chiamato il design per la circolarità", ha osservato.
Entro fine anno, la Commissione presenterà una nuova strategia più ambiziosa per l'economia circolare - dopo il ritiro della proposta sviluppata dalla Commissione Barroso - che mira a trasformare l'Europa in un'economia più efficiente e competitiva nell'impiego delle risorse, affrontando una serie di settori economici, compreso quello dei rifiuti. Nella transizione verso un'economia circolare, ha detto Vella, l'Unione europea ha bisogno di un mercato unico in cui i prodotti siano 'green', e sia facile dimostrarne le prestazioni ambientali.
Per il commissario, il tema dell'impatto ambientale riflette anche l'Agenda per lo sviluppo sostenibile per il 2030 adottata alla fine di settembre a New York. "Se si guarda al testo, si può vedere che i leader mondiali hanno assunto un impegno esplicito per dare ai cittadini informazioni e consapevolezza rilevanti per lo sviluppo sostenibile e per scegliere stili di vita in armonia con la natura", ha osservato.
La sfida della comunicazione
Oggi, le aziende europee che desiderano indicare le prestazioni ambientali dei loro prodotti devono affrontare una serie di ostacoli, principalmente a causa della vasta gamma di etichette esistenti. Gli Stati membri hanno adottato diversi metodi per misurare e comunicare l'impatto ambientale dei prodotti, il che rende costoso e complicato per le società promuovere i loro prodotti verdi nel mercato unico.
Questi costi, secondo la Commissione europea, potrebbero ridursi individuando un metodo comune. "Ciò che ora sta causando il sovrapprezzo è che, in ragione dei molti metodi utilizzati, alle aziende della filiera potrebbe essere chiesto di fornire gli stessi dati in diversi formati, calcolati in modo diverso", ha spiegato a EurActiv Michele Galatola della Dg Ambiente.
I diversi metodi di misurazione, però, non sono un problema solo per il settore delle imprese. Dalle indagini di Eurobarometro emerge che il 48% dei consumatori dell'Ue è confuso dal flusso di informazioni ambientali non comparabili e diversificate ricevute al momento dell'acquisto di prodotti ecologici. Nonostante tale confusione, in ogni caso, quattro consumatori europei su cinque acquistano prodotti green "almeno qualche volta", ma quasi la metà di loro non si fida pienamente delle dichiarazioni ambientali. D'altra parte, solo il 55% dei cittadini dell'Ue si sente informato circa l'impatto ambientale dei prodotti che acquista e usa, con il 14% che sostiene di saperne molto e il 41% che dice di essere a conoscenza degli impatti più significativi.
Per la Commissione, comunicare l'impatto ambientale di un prodotto con un'etichetta è una soluzione tra le altre, ma non è "necessariamente la migliore per tutti i prodotti". Galatola ha spiegato a EurActiv che ci sono molti veicoli di comunicazione diversi che potrebbero essere utilizzati per trasmettere queste informazioni e che quello che di volta in volta è il più opportuno cambia in base alla tipologia di prodotto e al suo target.
Nell'ambito del progetto pilota, ha aggiunto, le industrie stanno testando diversi approcci al fine di identificare quelli che potrebbero funzionare meglio. "Le aziende potranno anche testare fino a che punto i consumatori sono in grado di comprendere le informazioni sull'impronta ambientale e molte di loro prevederanno esercizi di spiegazione ai consumatori e in contesti business-to-business", ha osservato.
Per Galatola il 70-80% delle prestazioni di comunicazione dell'impronta ambientale dipenderà dal design dei prodotti e dalla gestione della catena di approvvigionamento. "Pensiamo che attualmente ci sia troppa attenzione sui consumatori e solo sull'etichettatura", ha sottolineato. "E 'importante tenere a mente che la comunicazione sull'impronta ambientale è uno strumento, non una politica. Piuttosto la vediamo come la possibilità di costruire una base conoscitiva coerente che potrebbe poi alimentare sia le politiche esistenti che le nuove ", ha sottolineato.
L'esperimento francese
Il Ministero dell'Ecologia francese ha cercato di testare il comportamento dei consumatori con un esperimento di etichettatura ambientale, cui hanno partecipato 168 aziende e organizzazioni tra il luglio 2011 e il luglio 2012. L'indagine ha mostrato che i consumatori vogliono un quadro informativo ambientale generale, mentre hanno respinto l'ipotesi di diversi tipi di etichettatura verde.
Presentando le conclusioni del sondaggio, insieme alle proposte di un gruppo di lavoro sul format alla conferenza di medio termine a Bruxelles, Alexandra Bonnet del Ministero dell'Ecologia ha detto che la standardizzazione della metodologia e della comunicazione sull'impatto ambientale assicura che le informazioni siano "comprensibili, comparabili, affidabili e robuste, in quanto si basano su un terreno scientifico".
E' compito delle autorità pubbliche, in collaborazione con le parti interessate, standardizzare il formato di comunicazione, ha proseguito Bonnet, sottolineando che serve un segno riconoscibile per garantire credibilità e identificazione immediata.
Internet è il mezzo migliore
Luigi Cristiano Laurenza, segretario generale dell'Unione delle organizzazioni europee attive nel settore della produzione di pasta, oltre che membro di FoodDrinkEurope, ha detto a EurActiv che comunicare l'impatto ambientale con un'etichetta non è la soluzione migliore e preferirebbe invece l'uso di Internet.
"Riteniamo che un'etichetta sulla confezione possa non essere la soluzione migliore in quanto la prestazione ambientale di un prodotto non è un semplice concetto che può essere espresso in questo modo", ha sottolineato, aggiungendo che diversi fattori devono essere presi in considerazione e chiariti ai consumatori. "Le etichette possono non essere trasparenti e abbastanza utili per fornire questo tipo di messaggio", ha osservato.
Secondo Laurenza, Internet e i nuovi media potrebbero essere il modo migliore per affrontare questi temi, dal momento che “permettono di dare maggiori informazioni ai consumatori che sono veramente interessati alla sostenibilità". Un'analisi del ciclo di vita della pasta, ha proseguito, dimostra che dal campo alla tavola l'impatto ambientale di questo prodotto è piuttosto basso, e alcuni produttori di pasta stanno già misurando e comunicando queste informazioni attraverso sistemi volontari di certificazione.
Author: IntelFreePress / photo on flickr