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La BCE: la forza e l’importanza delle istituzioni federali

11 Marzo 2016

(Da www.euractiv.it)

Le decisioni della BCE per sostenere la ripresa economica sono l’ennesima dimostrazione della forza della democrazia e dell’importanza di avere istituzioni federali.

L’Unione europea ha un modello di governance duale. In certe materie decide con un metodo federale, cioè attraverso il principio democratico del voto a maggioranza, in altre con il metodo intergovernativo e paralizzante dell’unanimità. 

La Commissione, la Corte di giustizia, il Parlamento europeo e la Banca centrale europea sono le istituzioni europee con una natura federale e sovra-nazionale. Sono chiamate a fare l’interesse dell’Unione in quanto tale e non di un singolo Stato membro, e decidono al loro interno votando. La possibilità di votare è fondamentale per arrivare a una decisione, senza essere paralizzati dai veti contrapposti, come accade invece nel Consiglio europeo tra i capi di Stato e di governo degli Stati membri.

Le decisioni della BCE per sostenere la ripresa economica – prese a maggioranza – sono l’ennesima dimostrazione della forza della democrazia e dell’importanza di avere istituzioni federali. Lascio agli economisti la discussione se la BCE abbia esaurito o meno i propri strumenti di intervento, ma osservo che negli ultimi anni questa opinione è stata riproposta più volte salvo venir sempre smentita dalla Banca centrale europea, ove evidentemente non mancano le competenze tecniche per individuare di volta in volta nuovi strumenti di intervento considerati più idonei alla situazione economica nella sua evoluzione.

Dal 2008 ad oggi la BCE è stata l’istituzione europea che ha agito con maggiore tempestività ed efficacia, sfruttando per intero lo spazio concesso dal suo statuto e dal suo mandato, sebbene più ridotti e rigidi di quelli di altre banche centrali. Perché al momento del dunque c’era sempre la possibilità di contarsi e prendere le decisioni a maggioranza, senza rimandare all’infinito.

Vorrei però riflette sul perché la crisi economica sia più profonda e duratura nell’eurozona che nelle altre aree del mondo, nonostante l’azione della BCE. La risposta non va ricercata nell’economia, ma nella politica. Nelle altre aree economiche del mondo l’azione delle banche centrali ha accompagnato quella dei governi.

Il problema europeo è l’assenza di un governo federale europeo dell’economia, l’insufficiente condivisione della sovranità, e quindi dei rischi, delle scelte di investimento, della costruzione del futuro. Senza questa consapevolezza si rischia di ricadere nei vecchi errori e di rivendicare ricette impraticabili, come l’idea di un deficit spending nazionale.

I Paesi con un alto indebitamento – che spesso sono anche quelli con un ciclo economico avverso e che avrebbero quindi maggiore bisogno di investimenti e sostegno – non possono permettersi deficit spending, rischiando la sanzione dei mercati, seppure attenuata dal Quantitative Easing della BCE. Abbiamo piuttosto bisogno di dotare l’eurozona di un bilancio fondata su risorse proprie – ovvero su una vera fiscalità europea – e con la possibilità di emettere debito pubblico europeo. Data l’assenza di debito pregresso, si tratterebbe di un debito con tassi di interesse irrisori e altamente sostenibile. Ma ciò richiede una chiara politica economica europea volta a indirizzare gli investimenti là dove servono in termini di progetti di lungo periodo ad alto potenziale, di localizzazione con finalità di convergenza e anti-cicliche.

Tutto ciò è stato prefigurato dalla Commissione Juncker con il Piano di investimenti, a testimonianza del fatto che è la Commissione l’embrione del governo europeo, sebbene non abbia attualmente i poteri necessari a realizzare le sue proposte in materia – così come rispetto alla politica d’asilo, alla politica estera e di difesa, rispetto alle quali ha messo in evidenza cosa l’Ue dovrebbe fare.

Per mettere a frutto le potenzialità economiche dell’Ue - che è pur sempre la prima economia, potenza commerciale, e centro di risparmio del mondo – abbiamo bisogno di due istituzioni federali, dotate dei poteri e dei meccanismi decisionali necessari, come ogni altra area del mondo: la banca centrale ed il governo.