Schede primarie

Semestre europeo: governance, qualcosa si muove

11 Maggio 2015

(From www.euractiv.it )

The State of the Union

Al prossimo Consiglio europeo di giugno i 4 presidenti della Commissione europea, del Consiglio europeo, della Banca centrale europea e dell’Eurogruppo presenteranno un Rapporto su come migliorare la governance dell’Eurozona. Finora i contatti tra le istituzioni europee e i governi nazionali per definirne i contenuti sono rimasti piuttosto nell’ombra, anche se il documento segnerà di fatto l’agenda dell’Unione per i prossimi anni.

Il primo ministro portoghese Pedro Passos Coelho ha rotto il silenzio parlando alla conferenza su “Lo stato dell’Unione” organizzata a Firenze dall’Istituto universitario europeo. Chiudendo la conferenza il premier portoghese ha esposto le sue proposte ai 4 presidenti con una chiarezza ed una lucidità che ne fanno chiaramente un leader europeo tra i più consapevoli della necessità di riformare l’eurozona. Riprendendo un tema caro a Mario Draghi ha chiesto di superare una governance fondata sulle regole per passare ad una fondata su forti istituzioni comuni, in grado di assicurare la convergenza nella prosperità, offrendo una visione alta in grado di rispondere ai bisogni dei cittadini europei e di sconfiggere populismi e nazionalismi.

In particolare ha chiesto di semplificare il “semestre europeo”, cioè il processo di coordinamento delle politiche economiche e fiscali nazionali, concentrando le raccomandazioni specifiche per Paese su poche priorità con elevate esternalità positive o negative sugli altri Paesi, e soprattutto di fondarle su raccomandazioni complessive per l’eurozona sulla base delle quali dividere i compiti tra gli Stati membri per rispondere insieme ai bisogni aggregati e complessivi. Il coordinamento delle politiche fiscali dovrà quindi fondarsi sulle esigenze complessive dell’eurozona in modo che tutti i Paesi contribuiscano equamente agli equilibri complessivi, ovvero che il riequilibrio pesi su tutti, paesi in deficit e paesi in surplus.

Ha ricordato la necessità di un vero sistema finanziario europeo e sollecitato il completamento dell’unione bancaria con la creazione di uno schema europeo di garanzia dei depositi, un fondo unico per la risoluzione delle crisi bancarie finanziato collettivamente da tutti gli Stati dell’Ue o dell’eurozona. Ha proposto la trasformazione del Meccanismo di stabilità europeo in un vero Fondo monetario europeo, gestito in maniera collegiale a livello europeo e non dipendente dai governi nazionali. Tale fondo permetterebbe di sgravare la Bce di compiti impropri che si è dovuta accollare durante la crisi, e sarebbe lo strumento per l’esercizio della responsabilità comune di una serie di funzioni essenziali per il buon funzionamento dell’unione monetaria e il benessere dei cittadini.

Specificamente il Fondo sarebbe un meccanismo permanente di sostegno agli aggiustamenti strutturali di Stati membri in difficoltà nel quadro di una stretta condizionalità; potrebbe contribuire a finanziare le riforme strutturali nazionali che hanno esternalità positive verso tutta l’eurozona; dovrebbe finanziare gli investimenti infrastrutturali necessari al pieno completamento del mercato unico in cooperazione con la Banca europea degli investimenti; e nel tempo diventare lo strumento per l’assorbimento degli shock esterni e delle crisi asimmetriche che colpiscono paesi specifici, anche attraverso la creazione di un sistema europeo di sostegno ai disoccupati, complementare a quelli nazionali.

Al contempo ha ribadito che in presenza di un’unica politica monetaria in presenza di cicli economici talvolta divergenti o comunque con situazioni economiche differenziate è necessaria una capacità fiscale dell’eurozona per evitare che gli aggiustamenti siano possibili solo con processi di deflazione interna che hanno enormi costi sociali. Tale capacità fiscale, finanziata da risorse proprie e non da contributi nazionali - per evitare negoziati a somma zero che in passato hanno paralizzato l’Europa - dovrebbe essere finalizzata ad una convergenza reale e a sostenere la crescita, prevenendo le crisi.

Naturalmente queste innovazioni richiedono una gestione europea responsabile e democratica, affidata ad un presidente permanente e a tempo pieno dell’eurogruppo - ovvero che non sia un ministro nazionale in carica - che sia a capo del Fondo monetario europeo e della capacità fiscale, nominato dal Consiglio europeo e responsabile di fronte al Parlamento europeo, o meglio ancora vicepresidente della Commissione, replicando il modello istituzionale già utilizzato per l’Alto Rappresentante per la politica estera e di sicurezza.

Ha poi ribadito che queste proposte per quanto ambiziose sono realizzabili nel quadro del Trattato di Lisbona, rivendicando che il Portogallo abbia già messo a posto i propri conti, riguadagnato la propria credibilità sui mercati internazionali e tra i partner europei e che tali proposte non rispondono quindi a un’esigenza portoghese, ma a problemi reali e ineludibili, se si vuole evitare altre crisi socialmente insostenibili. Un discorso lungimirante, che i 4 presidenti dovrebbero tenere in considerazione e prendere come base del loro Rapporto, e sui cui contenuti sarebbe importante arrivasse il sostegno forte e chiaro del Governo italiano.