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Unione energia: le priorita' degli operatori

05 Giugno 2015

(Da www.euractiv.it)

 amerune / photo on flickr

Chi parla di tempesta perfetta, chi di rivoluzione copernicana. Nel corso delle audizioni in Senato sul pacchetto Unione dell'energia, gli operatori del settore energetico concordano sull'importanza delle proposte della Commissione europea e sottolineano la necessità di integrare i mercati, assicurare gli approvvigionamenti e sviluppare in modo efficiente le fonti rinnovabili.

Il pacchetto Unione dell'energia prevede 5 pilastri e 15 azioni per costruire un sistema energetico integrato a livello continentale, basato sulla concorrenza, su un uso efficiente delle risorse e su una regolamentazione efficace, che permetta la sicurezza degli approvvigionamenti, la riduzione delle emissioni inquinanti e la competitività delle imprese.

Alcuni di questi pilastri rappresentano, secondo gli operatori del settore energetico, degli obiettivi imprescindibili.

Enel

“Il settore energetico a livello europeo sta attraversando un cambiamento epocale, trasformando profondamente il paradigma di funzionamento dei mercati”, dichiara Simone Mori, direttore degli Affari europei di Enel in apertura del suo intervento in Senato. L'Ue “ha fatto moltissimo: gran parte delle esperienze più avanzate nella policy dell'energia sono in Europa, e anche in Italia. C'è però una difficoltà nel rendere queste buone pratiche una prassi” e in tal senso “la comunicazione sull'Unione energetica è molto importante”.

Punti fondamentali del pacchetto, secondo Mori, i primi due pilastri, che intendono garantire la sicurezza e la diversificazione delle fonti energetiche, e il completamento del mercato unico dell'energia. Punto, quello dell'integrazione, che Mori definisce fondamentale: “Malgrado la grande mole di normative, i mercati europei sono ancora profondamente frammentati e l'integrazione è ancora parziale. Per superare la frammentazione del mercato l'Europa deve fare un grande sforzo di regolazione”, nel segno del “superamento delle barriere nazionali: abbiamo vent'anni di integrazione, ma abbiamo anche Ventotto regolatori, Ventotto operatori di rete, Ventotto regole diverse per il funzionamento del mercato”. Un frammentazione che “tende a generare barriere” e, di conseguenza, “indebolisce l'Europa dal punto di vista della sicurezza degli approvvigionamenti”.

Con una spesa di 400 miliardi di euro nel 2013 per coprire con le importazioni il 53% del suo fabbisogno energetico complessivo, alcuni paesi completamente dipendenti da un unico fornitore e l'incertezza degli approvvigionamenti di gas determinata dalla crisi ucraina, l'importanza del primo pilastro del pacchetto Unione dell'energia è chiara. Ma, nota Mori, “non tutti i paesi europei sono dipendenti allo stesso modo” dal gas importato dalla Russia o dall'Algeria. “Se l'Europa garantisce meccanismi di solidarietà, la criticità rappresentata dalla dipendenza energetica sarà meno forte”. Importanti in tal senso si rivelano le fonti rinnovabili, che “potranno migliorare questo scenario”.

E a proposito di rinnovabili, secondo il rappresentante del più grande operatore elettrico d'Italia, uno dei punti deboli del pacchetto 20-20-20 consisteva nell'aver “tradotto gli obiettivi a livello europeo in Ventotto diversi obiettivi, uno per paese”. Il target al 2030 impara dagli errori del passato, convergendo verso un meccanismo di incentivazione unico europeo, basato su un’asta tecnologicamente neutrale, con le diverse fonti che competono tra loro con offerte al ribasso, eccetto per le tecnologie non ancora mature, cui dedicare aste separate. Le rinnovabili, dunque, vanno sì sviluppate nel pacchetto, ma “in modo efficiente, possibilmente a livello macroregionale”.

Un breve richiamo anche al mercato elettrico, che il rappresentante di Enel si augura venga modificato, attraverso un cambiamento delle logiche “e dando profondità temporale ai contratti”.

GDF SUEZ Energia Italia

“In Europa c'è stata la tempesta perfetta nel mondo dell'energia: i cittadini pagano i prezzi più alti, gli approvvigionamenti sono a rischio e lo sviluppo delle rinnovabili ha paradossalmente favorito la rinascita del carbone, soprattutto in Germania e nei paesi dell'Est”, nota Aldo Chiarini, amministratore delegato di GDF SUEZ Energia Italia, azienda energetica francese che opera nel settore della produzione e distribuzione di energia elettrica, nel settore del gas naturale e dell'energia rinnovabile, che nell'aprile 2015 ha modificato il suo nome in Engie.

In questa tempesta perfetta, il pacchetto Unione dell'energia “è un progetto positivo di riforma delle politiche energetiche europee e di integrazione dei mercati”, che “va implementato”. Chiarini passa in rassegna i diversi pilastri della strategia, partendo dal primo, relativo alla sicurezza degli approvvigionamenti: “La diversificazione delle forniture di gas garantisce maggiore sicurezza, anche attraverso lo sviluppo della produzione sul territorio europeo.ƒ È importante il supporto politico nei rapporti con i paesi fornitori, ma mantenendo le relazioni commerciali in capo agli operatori del settore e salvaguardando la confidenzialità dei contratti di fornitura gas”. Di fondamentale importanza “mantenere la centralità del gas nel mix energetico europeo", in quanto di tratta del "combustibile fossile più pulito e più adeguato ad accompagnare la transizione energetica”.

Altrettanto importante portare avanti una riforma del mercato elettrico, basato attualmente “sul breve termine e prevalentemente energy-only”, vale a dire un mercato che remunera solo l’energia prodotta e non la capacità e la flessibilità messe a disposizione del sistema. “Dovrebbe esserci maggiore flessibilità per consentire agli impianti di fare da backup alle fonti rinnovabili”, nota Chiarini.

Sicurezza fa rima con integrazione: “La progressiva integrazione del mercato gas ed elettrico europeo, sia in termini di hardware, ovvero le reti, sia in termini di software, vale a dire le regole, è un elemento fondamentale a favore di sicurezza, stabilità ed economicità delle forniture energetiche”. Perchè l'integrazione sia completa vanno 'europeizzate' le scelte di mix energetico, che ad oggi rimangono nazionali e creano “disallineamenti di prezzo dell’energia. L’integrazione dei mercati è un processo lungo e complesso, che deve partire da un approccio regionale, superando area per area i principali ostacoli”.

Anche per quanto riguarda il terzo pilastro, quello dedicato all'efficienza energetica, Chiarini insiste sulla necessità di una visione “di lungo periodo” e di “un riordinamento complessivo del quadro normativo e dei sistemi di incentivazione”.

La chiave del successo dell'Unione dell'energia, conclude Chiarini, deve essere la tecnologia: “L’Europa può diventare il laboratorio dell’energia del futuro, deve mantenere la leadership nelle tecnologie green, dedicando la massima priorità alla ricerca e all'innovazione sulle energie rinnovabili, l'efficienza energetica nei processi industriali e negli edifici, le reti di riscaldamento e raffreddamento e i sistemi intelligenti di gestione energetica”.

Snam

Apre il proprio intervento in Senato da una considerazione sulla situazione attuale del mercato energetico Carlo Malacarne, amministratore delegato di Snam, il gruppo integrato che presidia le attività regolate del settore del gas. “I profondi mutamenti che hanno interessato il settore energetico, e in particolare il gas, hanno portato a una suddivisione del mercato mondiale in tre aree geografiche: gli Stati Uniti, l'Europa e l'Asia. La crescita dei fabbisogni dei paesi asiatici e anche alcune scelte relative al nucleare, seguenti all'incidente di Fukushima, hanno portato a grossi consumi di gas liquefatto; allo stesso tempo, l'evoluzione tecnologica negli Usa, con l'impiego dello shale gas, ha reso indipendente un paese che prima era invece un paese importatore. Ciò ha creato una realtà dei prezzi squilibrata: 4 dollari per milioni di BTU negli Usa, 8 dollari in Europa e 14 dollari nei paesi asiatici”.

“La sfida europea dovrà dunque essere impostata su due aspetti fondamentali”, nota Malacarne: “da un lato la sicurezza dell'approvvigionamento”, che è poi il primo pilastro e obiettivo del pacchetto Unione dell'energia, “dall'altra accrescere la competitività, in modo da uniformare i prezzi del gas, almeno nei paesi europei”.

Secondo il rappresentante di Snam, una delle maggiori novità introdotte dal pacchetto è “l'armonizzazione delle regole” e la proposta di un piano infrastrutturale che permetta “l'utilizzo trasparente a tutti gli operatori che intendono scambiare gas fra i vari paesi”. Fondamentali in tal senso, i Progetti di interesse comune (Pic), che “andrebbero a migliorare la capacità di scambiare gas fra i paesi senza chiusure. Il punto è evidenziare quali sono i progetti indispensabili, che creano vantaggi e hanno ritorni per tutti i paesi”, inoltre si pone la questione relativa a come “gestire il ritorno di questi investimenti”.

Anche alla luce di tali questioni, secondo l'ad di Snam, i Pic rappresentano un'opportunità unica per l'Italia, che “non può che essere un paese di transito, e non può che giocare tale ruolo” a Bruxelles: “l'Italia non solo è interessata da 3 dei 4 corridoi energetici strategici per l'Unione europea, ma ha la necessità di garantire la sicurezza dell'approvvigionamento e di essere allineata con i prezzi europei. Finchè l'Italia rimane un paese di arrivo, al prezzo base andrà aggiunto il costo della logistica; se invece diventerà un paese di transito, i prezzi si dimezzeranno”.

Terna

I prezzi sono anche al centro dell'audizione dell'amministratore delegato dell'operatore di reti per la trasmissione dell'energia Terna, Matteo Del Fante. Che, come l'ad di Snam, si sofferma sull'importanza strategica dell'integrazione del mercato, punto focale del secondo pilastro del pacchetto Unione dell'energia: “le interconnessioni permettono una graduale convergenza dei prezzi e la possibilità di utilizzare al meglio gli impianti, la capacità produttiva e i servizi che si trovano in altri paesi”. Nel caso specifico dell'Italia, “permettono di utilizzare e massimizzare il valore del parco di rinnovabili, che in questo momento costituisce una parte importante e di pregio del nostro sistema produttivo energetico”.

Per sviluppare le interconnessioni, Del Fante propone di “aprire alla possibilità di ricorrere alla risorse dei fondi del Connencting Europe Facility”, il Meccanismo per collegare l'Europa, non solo per integrare maggiormente il mercato interno, ma “anche per le interconnessioni con i paesi terzi, in particolare con la Tunisia”.

E come nel caso del rappresentante di Snam, anche Del Fante punta sui Progetti di interesse comune, considerati sì fondamentali per lo sviluppo delle infrastrutture energetiche in Europa, ma il cui funzionamento andrebbe in parte riformato: “sarebbe utile semplificare le regole di accesso al sostegno finanziario per i Pic: ad oggi si tratta di regole che permettono di ottenere risorse solo per gli studi di fattibilità, sarebbe utile poterli ottenere anche in fase successiva”.

Eni

“E' in corso una rivoluzione copernicana per la strategia europea nel settore energetico”, dichiara Fabio Marchetti, vicepresidente di Eni per i rapporti con le istituzioni europee. Una rivoluzione di cui si vedono “segni tangibili: la Commissione si è dotata di un vicepresidente che ha come unico obiettivo del suo mandato l'Unione dell'energia. La spinta politica per l'integrazione dei mercati europei dell'energia è più forte che mai e la visione politica è chiara e di lungo termine”. Il pacchetto sull’Unione dell’energia è dunque “un bene per raggiungere regole certe” e guadagnare una “maggiore competitività” delle aziende europee “su scala globale”.

Il focus del vicepresidente del colosso italiano dell'energia è soprattutto sui primi due pilastri del pacchetto. La sicurezza degli approvvigionamenti, in primis: “Abbiamo di fronte un continente a due facce: da un lato l'Europa occidentale, in cui negli ultimi anni si è investito molto in diversificazione delle fonti energetiche, dall'altro molti paesi dell'Europa orientale dipendono ancora da un singolo fornitore”. Bruxelles dovrebbe allora intervenire su tre fronti: “incrementare ulteriormente la diversificazione degli approvvigionamenti, in particolare per i paesi dell'Europa orientale, promuovere il riempimento degli stoccaggi attraverso meccanismi e sistemi di mercato e ottimizzare le infrastrutture esistenti”.

Ed eccoci al secondo pilastro dell'Energy Union, le interconnessioni, che Marchetti definisce “fondamentali” e che, secondo il vicepresidente di Eni, devono essere realizzate tanto sul piano hardware che sul piano software, armonizzando le normative nazionali, fornendo “tempistiche certe” e “rafforzando il coordinamento dei regolatori nazionali”.

Quanto all'obiettivo di ridurre le emissioni di Co2, secondo Marchetti l'Ue “non può fare affidamento solo sull’efficienza energetica, ma c’è bisogno politiche attive, specialmente nel settore elettrico”. La chiave sta dunque nel “definire il mix energetico più appropriato, minimizzando i costi per il sistema e massimizzandone l’efficienza”.

Consorzio "Trans Adriatic Pipeline"

Sicurezza degli approvvigionamenti e diversificazione. Queste le parole chiave dell'intervento di Giampaolo Russo, amministratore delegato di TAP Italia, il gasdotto transatlantico che porterà il gas azero in Europa, approdando in Puglia.

“Nel pacchetto, la Commissione europea torna come un mantra sul tema della sicurezza degli approvvigionamenti. I fatti internazionali, e in particolare quelli del 2014, hanno posto il tema della vulnerabilità dell’Ue rispetto alle crisi esterne di approvvigionamento energetico. La diversificazione delle fonti, dei fornitori e delle rotte di transito dell’energia diventano fondamentali per assicurare un approvvigionamento energetico sicuro, a prezzi accessibili e competitivi in ogni momento”.

Russo tira l'acqua al suo mulino e nota come il TAP rappresenti uno “strumento per una maggiore sicurezza e diversificazione degli approvvigionamenti a livello italiano ed europeo. Grazie al corridoio Sud, di cui il gasdotto costituisce la prima realizzazione, le risorse dell’Asia potranno accedere direttamente ai mercati europei. Il TAP potrà quindi contribuire alla diversificazione degli approvvigionamenti e garantire l’arrivo in Italia ed in Europa di un gas 'diverso', utile al raggiungimento dell’obiettivo europeo di creare un mercato energetico europeo più competitivo”.

Photo credit: amerune / Foter / CC BY