Schede primarie

Renzi e Merkel al bivio tra unita' e disgregazione

29 Gennaio 2016

(Da www.euractiv.it)

L’Unione europea e i suoi Stati membri non godono di buona salute. Ma mentre gli Stati sono dati per scontati, l’Unione no, e vive quindi una crisi esistenziale a causa di crisi e minacce sul piano economico, politico, militare e culturale.

La crisi finanziaria, economica e sociale iniziata nel 2008 ha mostrato l’insostenibilità di una moneta senza un governo. Si è deciso di avviare le unioni bancaria, economica, fiscale e politica, ma la volontà politica per realizzarle latita. Tutto intorno all’Unione si moltiplicano crisi geopolitiche e militari: dall’Ucraina al Medio Oriente al Nord Africa. Solo una posizione e una capacità d’azione europea può contribuire a risolverle, ma le resistenze a condividere la sovranità rimangono fortissime. Il terrorismo islamico, presente su tali teatri e nelle nostre città è un’ulteriore minaccia, che potrebbe essere meglio affrontata con un’intelligence europea in grado di garantire lo scambio sistematico di informazioni tra quelle nazionali esistenti attualmente, ma ogni Stato è geloso delle proprie informazioni, a scapito della sicurezza di tutti. Queste crisi alimentano inoltre un significativo flusso di disperati verso l’Europa, che pone a sua volta un’enorme sfida sul piano della sicurezza, dell’economia, e della cultura rispetto alla concreta applicazione dei valori che l’Unione dice di professare.

A tutte queste sfide l’Ue non può rispondere adeguatamente con le competenze ed i poteri attuali. O si integra maggiormente o può avviarsi la sua disgregazione. Può innescarsi un effetto domino con la fine di Schengen, la Brexit - seguita dalla secessione scozzese dal Regno Unito, e della Catalogna dalla Spagna – il crollo del mercato unico, e infine della moneta. Un percorso che renderebbe l’Europa più povera, insicura e marginale, in balia del disordine e delle tensioni globali.

I processi di centralizzazione del potere negli Stati sono sempre stati la risposta a grandi sfide, che richiedevano un potere maggiore che in passato per essere affrontate. Ma per realizzarli serve una leadership politica coraggiosa e con una visione chiara da offrire ai cittadini. La Commissione Juncker ha pochi poteri, ma buona consapevolezza. In 16 mesi ha lanciato la flessibilità, il Piano di investimenti, la richiesta di una politica d’asilo con una redistribuzione automatica dei migranti e una guardia di frontiera europea. Ha ricordato la necessità di una vera difesa europea e rilanciato sul completamento dell’Unione monetaria. Ora la palla è nel campo dei governi, e data la cronica debolezza di Hollande, solo Renzi e Merkel possono prendere la leadership.

Di qui l’importanza dell’incontro di Berlino. Solo se Italia e Germania troveranno una linea comune rispetto agli avanzamenti possibili e urgenti in questa fase - su cui poi far convergere la Francia - si potrà rafforzare il potere e la solidarietà europei e rispondere alle sfide sul tappeto. Se nel medio periodo ciò richiederà una riforma dei Trattati, molto si può fare usando la Cooperazione strutturata permanente sulla difesa, che permetterebbe di creare una Guardia di frontiera, un’intelligence e una difesa europea. Su uno di questi tre fronti bisogna partire. La mossa è ardita, ma permetterebbe alle leadership politiche europee di prendere l’iniziativa, di uscire dall’angolo e di battere le forze populiste in Europa. Dopo Berlino Renzi andrà a Ventotene: dall’iniziativa politica che vorrà lanciare si capirà se questo tributo sia di facciata o se voglia rilanciare l’ideale europeo con la chiarezza di intenti ed il coraggio politico di Altiero Spinelli.

Author: Palazzochigi / photo on flickr