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Economia, Toscana critica liberalizzazione delle garanzie dei prestiti a Pmi

04 Aprile 2019

(Da www.toscana-notizie.it)

FIRENZE – La Regione Toscana critica l'abolizione della lettera ‘R' del cosiddetto "Decreto Crescita". L'abrogazione dell'art.18 comma 1 del d.lgs. 112/1998 è prevista nel Decreto Legge Crescita che il Governo si appresta a varare. La lettara ‘R' prevede la possibilità per una impresa di accedere alle garanzie dei confidi, siano mutualistici o privati, o a garanzie pubbliche promosse da regioni, i quali possono contro o cogarantirsi al fondo centrale di garanzia. Un meccanismo, da sempre operante nella Regione Toscana e che ha consentito la crescita del sistema di confidi privato ed un effetto leva rispetto allo strumento nazionale.

In attesa dei testi ufficiali, quello che è apparso sulla stampa non solo è distorsivo della realtà storica di quanto avvenuto in questi anni ma esprime altresì una scarsa conoscenza della complessità e della diversità dei territorio, delle varie realtà regionali, delle composizioni dei sistemi di impresa e dei sistemi regionali e territoriali dei confidi.

La liberalizzazione del sistema delle garanzie, come riportato da alcuni media, suona un pò strano dato che il regolatore che liberalizza è il maggiore operatore di mercato con un vantaggio competitivo rispetto a tutti gli altri in quanto gli consente un comportamento distorsivo del mercato perché è in grado di offrire una garanzia illimitata (la c.d. ponderazione zero), una sorta di garanzia sovrana, non alle imprese, ma al sistema del credito. Scaricando la parte non coperta dal Fondo centrale di garanzia ai confidi e alle garanzie regionali; questi allora tornano utili, al garante statale.

Concludono in Regione che un confronto preventivo con le Regioni, che sulla materia avrebbero una competenza concorrente, sarebbe stato auspicabile. In presenza di un decreto legge immediatamente operativo valuteremo come procedere con i mezzi che la Costituzione mette a disposizione a tutela delle prerogative regionali. Anche non differenziate. Oltretutto in una fase in cui anche altre regioni come Emilia Romagna e Umbria hanno avanzato la richiesta della "lettera R".